ORTA DI ATELLA. La sera del 15 marzo scorso, alcuni ragazzi, dopo aver scavalcato indisturbati il cancello, sono riusciti senza difficoltà ad entrare nei corridoi della scuola Stanzione di Orta.
Hanno preso gli estintori dalle pareti e, allesterno, li hanno svuotati imbrattando tutto quello che incontravano con il rischio non solo di farsi del male ma anche di arrecare danni allambiente. Lintervento immediato della Polizia municipale, avvertita dal collaboratore scolastico insospettito dal gironzolare, in modo inconsueto, di alcuni ragazzi nei paraggi, ha messo in fuga il manipolo di facinorosi, alcuni dei quali sono stati, per fortuna, identificati. La dirigente Arcangela Del Prete coglie loccasione per ringraziare la Polizia municipale di Orta che, con zelo e senso del dovere, si è adoperata tempestivamente scongiurando possibili danni alla struttura scolastica e invita tutti a riflettere su questo episodio che ci riporta logicamente al problema della sicurezza nella scuola.
La frequenza con cui avvengono queste violazioni, infatti, sono conseguenza dellassoluta mancanza di sistemi di prevenzione: grate alle finestre, videocamere, allarmi, di cui una scuola pubblica che accoglie circa 800 ragazzi, dovrebbe essere dotata. Basti sapere che lintero piano terra e buona parte del piano superiore, sono facilmente accessibili sia dallinterno che dallesterno per cui aule, suppellettili, documenti sensibili quali registri, prove, verifiche potrebbero in qualunque momento comè già successo essere oggetto di furto o danneggiamento da parte di un qualunque gruppo di ragazzini in cerca di facili emozioni. E la storia si ripete: constatazione del fatto increscioso, individuazione dei delinquenti, denunzia alle forze dellordine, sanzioni disciplinari adeguate al Regolamento distituto per eventuali coinvolgimenti di alunni della Stanzione, reiterate richieste da parte della dirigente di interventi tecnici al Comune di Orta, mancanza di risposte opportune per la messa in sicurezza delledificio scolastico.
Non è più concepibile denuncia con fermezza la dirigente Del Prete assistere inermi a questi eventi scellerati. Lauspicio è che, in primo luogo lamministrazione comunale sia presente con solerzia nella soluzione della grave e annosa emergenza della sicurezza degli edifici scolastici che insistono sul territorio ortese, ma che, in secondo luogo e soprattutto, appronti una razionale configurazione delle priorità dintervento.
Secondo il punto di vista della Del Prete, infatti, il futuro delle nuove generazioni, di cui la scuola è portavoce privilegiata, deve essere collocato ai primissimi posti: è nella scuola che vanno potenziati i valori umani, civili e sociali, è tra i banchi delle aule che si forma il futuro cittadino, consapevole della imprescindibilità del rispetto delle regole; in caso contrario tutto diventa vacuo, precario, pura, quanto vana esposizione di non più credibili propositi di sviluppo civile per la nostra città: è il solito ed ingannevole teatrino dell apparire e del non essere. Ma ciò che ancor più ci angustia è il fatto che le opportunità ci sarebbero, una per tutte la legge 328 con i Piani di zona, presso i quali la scuola continua ad essere, pur sempre, negletta.
La dirigente, nella speranza che i suoi inviti servano a correggere questa sorta di miopia istituzionale, conclude con una lettera aperta alle forze sane della città: Desidero rivolgere a Voi tutti un appello che penso sia strettamente collegato al mio dovere educativo, in quanto Dirigente Scolastico: un dovere sì arduo, ma che rappresenta l’essenza prima del ruolo che il mondo adulto ha nei confronti di tutto l’universo giovanile; lappello a incamminarci, insieme, nella direzione di un sempre maggiore impegno per il benessere e la formazione dei nostri figli, futuri cittadini di Orta e del mondo, rispettosi della res pubblica e delle leggi che la governano. Lo rivolgo come cittadina che crede nella Politica con la P maiuscola, una Politica finalizzata esclusivamente allinteresse della collettività e considerata come idea sana, come garanzia di equità e libertà di scelta di ciò che si ritiene meglio per sé e per la propria comunità. Lo rivolgo come Dirigente, che, proprio per il ruolo che riveste, fa politica. Ogni azione formativa della scuola è, infatti, un impegno teso a dare agli alunni un orientamento culturale, morale, civile mediante la gestione autonoma di risorse pubbliche, pur nel rispetto delle linee ministeriali generali. Ecco perché le tematiche che metto in campo sono la scuola, leducazione, la cultura, la qualità della formazione; argomenti che appaiono da sempre costituire lanello debole di qualsiasi programma politico, non potendo, giammai, avvantaggiarsi né di visibilità né di concreti ed efficaci benefici. Sono spinta a ciò nella certezza che, anche nelle nostre diversità ideologiche e di metodo, ed anche nellambito dei nostri limiti umani, ci accomuna la volontà di far bene per il nostro territorio e per il futuro dei nostri concittadini. Mi sembra superfluo sottolineare che unamministrazione interessata ai problemi della formazione svolge anche unimportante azione pedagogica, poiché è anche dallattenzione e dalle risorse che le istituzioni decidono pubblicamente di mettere a disposizione della scuola che dipende il valore e limportanza che la collettività attribuisce ad essa. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità forte e solidale. Inutile ribadire che la nostra cittadina sta, oggi, soffrendo per i tanti problemi che nel corso degli anni si sono accumulati senza che contro di essi siano stati presi provvedimenti adeguati per tempistica ed efficacia, primo fra tutti il rapido e sregolato aumento della popolazione, che ha determinato lappesantirsi costante delle situazioni di disagio sociale che minacciano la serenità nostra e dei nostri figli. Gli odierni scenari della cronaca ci mostrano il moltiplicarsi indiscriminato di esempi di cieca violenza, di ottuso vandalismo e di brutale prevaricazione di cui purtroppo si rendono colpevoli un sempre maggiore numero di adolescenti. La scuola costituisce un osservatorio privilegiato per tastare il grado di benessere o di malessere in cui versa la nostra gioventù. Opponiamoci, stringiamoci in una sempre più stretta alleanza contro questa triste, sconvolgente realtà: dobbiamo diventare squadra. E necessario che tutte le forze sane che agiscano attivamente sul territorio: scuola, famiglia, pubblica amministrazione, associazioni politiche, culturali, sportive ecc. si uniscano e lottino unite per il bene comune. Non insisterò mai abbastanza nel sottolineare l’importanza della comunità; ritengo, anzi, che l’incidenza dell’azione educativa è in ragione diretta della vitalità, della coesione e della capacità di cooperazione di una comunità che vuole essere vera, sentita e vissuta come educante, fondata, cioè, sull’assunzione di una piena responsabilità da parte di tutte le sue componenti e che si traduca, poi, in una fattiva e solidale cooperazione. Questa sinergia positiva, se percepita dai nostri ragazzi, avrà una efficacia pedagogica formidabile, in grado di vincere contro ogni forza che tenti di corrompere la loro integrità morale e civile. Sarà, certamente, una strada non senza difficoltà e contrasti, ma che uniti sapremo affrontare costruttivamente in quanto sostenuti dalla reciproca buona fede. E’ in tal modo che tutto lordito sociale e politico-amministrativo potrà essere esperienza viva e concreta di solidarietà, di pace e di garanzia di benessere e di progresso umano e civile e potrà costituire un esempio realmente efficace da seguire per i nostri giovani, se vogliamo davvero creare le condizioni favorevoli per consentire ad essi di dare senso e significato alla loro vita, oggi e domani.