Tributi, l’opposizione: “Dalla padella alla brace”

di Redazione

i consiglieri di opposizioneORTA DI ATELLA. “Dalla padella alla brace”. Così, in una nota, i consiglieri di opposizione del Pdl, Domenico Damiano, Ermanno Guido, Carlo Cioffi e Stefano Minichino, del Pd Salvatore Rainone, e dell’Udc Salvatore Del Prete, commenta il subentro della nuova società di riscossione.

“Si cambia il nome, ma la vessazione nei confronti dei cittadini onesti di Orta resta. In genere, per giustificare disservizi si parla di cartelle pazze (come se le cartelle uscissero dai manicomi) ma quando il numero di errori diventa percentualmente rilevante il cittadino comincia a dubitare della buona fede di chi li commette”, affermano gli esponenti della minoranza che indicano “le premesse” della nuova società di riscossione:

1) “Ha i tabulati catastali aggiornati Al 2006 (nella lettera allegata alle comunicazioni che stanno arrivando in questi giorni ai contribuenti ortesi, la società scrive testualmente ‘…in grado di fornire servizi sempre più qualitativi…’: se questa è la qualità i cittadini ortesi stanno in buone mani);

2) Non inserisce nella sua banca dati dichiarazioni Ici regolarmente presentate dai contribuenti (e meno male che dal 1 gennaio 2008 viene meno l’obbligo per i cittadini di presentare le dichiarazioni Ici, tranne che per pochi casi);

3) Non registra pagamenti di rate Ici regolarmente versati e/o omette detrazioni per la prima casa e la pertinenza (oltretutto non applica immediatamente il potere di autotutela all’esibizione delle ricevute da parte dei contribuenti);

4) Mette in discussione perfino la veridicità degli atti notarili di proprietà affermando, arrogantemente, che la verità sta solo nella loro (errata) banca dati;

5) La stessa logica è applicata per la ‘tassa rifiuti’ più cara d’Italia ed economicamente insostenibile per le famiglie, dove i cittadini oltre a pagare gli importi rateizzati comprensivi di sanzioni e interessi, vengono tartassati da presunti accertamenti secondo un’arbitraria logica di dati in loro possesso. Infatti, anche tutti i cittadini che nell’anno 2007 hanno aderito al condono capestro per gli anni 2003-2004, si sono visti recapitare ingiunzioni di accertamenti che hanno il solo scopo di scippare soldi dalle loro tasche e risolvere qualche debito delle pregresse allegre gestioni. Ingiunzioni di accertamenti che sia la precedente affidataria ed oggi la nuova inviano ai cittadini senza alcun reale riscontro e mettendo in discussione accertamenti e misure degli edifici fatti dal personale dell’ente comune con evidente documentazione”.

Con queste premesse, secondo la minoranza, “i cittadini ortesi hanno di che stare allegri se, poi, il tutto viene avallato dal silenzio degli amministratori e da un mancato e indispensabile controllo da parte dei dirigenti preposti a tale compito. Siamo alla farsa”. I consiglieri poi aggiungono: “Ci sarebbe da ridere per quello che si sta verificando se non fosse che il tutto si ripercuote sui cittadini con perdite di tempo e con stancanti contraddittori che mettono le persone più vulnerabili nella condizione di pagare, quanto chiesto indebitamente, a meno di sobbarcarsi ad inenarrabili peripezie quali sono le visure storico-catastali da richiedere all’ufficio del territorio di Caserta, visto il mancato riconoscimento degli atti notarili. La risposta professionale (sic!) che la nuova società è capace di offrire ai contribuenti di Orta è: ‘Che vi costa fornirci le visure storico catastali?’. Forse alla società sfugge che il suo progetto di impresa viene pagato profumatamente (circa 1.800.000 euro per la durata di cinque anni) dagli stessi contribuenti che meriterebbero più rispetto”.

Secondo l’opposizione, “per evitare le tante vessazioni cui la società artatamente ricorre, per raggranellare soldi non dovuti, basterebbero pochi provvedimenti che una società seria avrebbe già attuato, e precisamente che: 1) si dotasse di un collegamento telematico in tempo reale con l’agenzia del territorio e la conservatoria (è attivato da tanti professionisti e notai e costa poche centinaia di euro l’anno) per controllare la veridicità delle dichiarazioni dei contribuenti di Orta di Atella e acquisire, nel contempo, la certezza di non trovarsi ad operare in un paese di disonesti ed imbroglioni; 2) applicasse il potere di autotutela per le istanze corrette, aggiornando, in tempo reale la banca dati, evitando il ripetersi degli stessi errori”.

Ecco, dunque, che l’opposizione invoca un intervento del sindaco nei confronti di una società “che, – dicono – fino ad oggi, ha saputo solo, attraverso lettere accluse alle cartelle, fare pubblicità ingannevole sui fantomatici ‘valori umani e professionali elevati e servizi di elevata qualità’ che avrebbe garantito ai cittadini”.

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