Fli, lasciano anche Viespoli e Saia. Bocchino: “Nessun esodo di massa”

di Redazione

Pasquale ViespoliROMA.Anche il capogruppo Fli al Senato Pasquale Viespoli e il senatore Maurizio Saia avrebbero deciso di lasciare il gruppo di Futuro e Libertà.

Il gruppo di Fli a Palazzo Madama, quindi, numericamente non esiste più, venendo a mancare il minimo di 10 senatori. “Abbiamo preso atto del venir meno sul piano politico del gruppo Fli al Senato”, dice Viespoli, “ed abbiamo preso atto di posizioni divergenti rispetto alle prospettive politiche”. Viespoli e Saia non sono comunque riusciti a trascinare con loro anche gli altri sei senatori, che restano nel partito. Resta da vedere se i senatori rimasti fedeli a Fini confluiranno, come era nei pronostici, nel gruppo terzopolista al Senato con l’Api di Rutelli e l’Udc.

Su Viespoli, alcune voci parlano di un suo avvicinamento a Forza del Sud di Gianfranco Miccichè e Mara Carfagna. “Con Miccichè il dialogo è sempre aperto sulle questioni del Mezzogiorno. Non è un mistero che ci sia questa disponibilità reciproca, che riguarda la possibilità di parlarsi, indipendentemente dalla confluenza sulle scelte organizzative”, commenta Viespoli, che, insieme a Saia,abbandona i finiani dopo i colleghi Pontone e Menardi.

“Io mi occupo del Palazzo, ma non delle manovre di Palazzo”, sottolinea Viespoli, che difende coloro che sono usciti dal gruppo:”Quel che è certo – ha osservato – è che tutti qui hanno fatto scelte disinteressate e coraggiose. E ogni singola scelta è da rispettare perchè sarà stata o sarà una scelta politica”. Il senatore ha riferito poi di non sapere a chi si riferisse Fini quando parlava del “potere finanziario di Berlusconi”. “Non credo – ha detto – che parlasse dei parlamentari che hanno fatto le proprie scelte in difesa di una cultura del centrodestra”.

Intanto, confermate le altre defezioni alla Camera: Roberto Rosso e Luca Barbareschi hanno lasciato il gruppo di Fli, il primo si è iscritto al gruppo Pdl, da cui era a suo tempo uscito per aderire a Fli, Barbareschi al gruppo Misto dopo il “no” categorico di Ignazio La Russa in riguardo ad un rientro del deputato-attore-produttore nel partito di Berlusconi.

Duro, a fronte di questa situazione, il commento del finiano Carmelo Briguglio: “Quando i regimi sono alla fine ricorrono ai mercenari, accade per Gheddafi che fa sparare sul suo popolo, lo stesso vale per Berlusconi con lo shopping che incrementa in Parlamento la legione straniera di deputati e senatori disponibili e pronti persino a giurare senza vergognarsi che Ruby è la nipote di Mubarak. La storia ci dà segni chiari anche in questi giorni, ci insegna come andrà a finire, come andranno a finire. Basta attendere continuando a fare con onore e dignità il proprio dovere”.

Ad intervenire anche il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, che in un videomessaggio ritiene che non sono in atto “esodi di massa” dal partito. “Avremo un parlamentare in meno? Pazienza. Non avremo un gruppo al Senato? Pazienza. Neanche Casini ce l’ha, eneanche Vendola. Il partito – ha aggiunto Bocchino – è vivo e vegeto:il nostro progetto è diretto ai cittadini e non al Palazzo”. Bocchino riconosce i “litigi interni” al partito, che “non vogliamo condannare singolarmente”. Ma al tempo stesso “è evidente che se hanno fatto scelte diverse è solo per ragioni di tipo personali, perchè avevano ritenuto di dover rivendicare posizioni incompatibili con un progetto che si rivolge ad elettori e non agli eletti”. Ancora più chiaramente: “Fli non è la zattera di salvataggio per 50 parlamentari, tanto che Fini ha fatto una segreteria fatta interamente di non eletti”. Certo, “qualcuno ha scelto di andarsene, ci dispiace per certi versi sul piano personale, non comprendiamo le loro motivazioni, ma sono casi singoli che riguardano questioni personali che non possono essere oggetti di mercanteggiamento”.

Dopo ore di discussione nella riunione odierna, degli 8 senatori rimasti dopo le defezioni di Pontone e Menardi, ne restano ora soltano sei: Mario Baldassarri, Maria Ida Germontani, Giuseppe Valditara, Egidio Digilio, Candido De Angelis e Barbara Contini. Per ora, i senatori non avrebbero intenzione di abbandonare il gruppo di palazzo Madama, e si riconoscerebbero ancora nelle prospettive del Fli.

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