I funerali dell’alpino Miotto: “Il suo un sacrificio per la pace”

di Redazione

il feretro di Matteo MiottoROMA.Nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, sono state celebrate le esequie del caporal maggiore Matteo Miotto, ucciso venerdì in Afghanistan da un colpo esploso da un cecchino.

A celebrare il rito l’ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, alla presenza dei genitori e della fidanzata del 24enne.Tra le autorità presenti alle esequie solenni il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il ministro delle Difesa, Ignazio La Russa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il questore di Roma Francesco Tagliente, il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, il leader Idv Antonio Di pietro e quello dell’Udc Lorenzo Cesa. Impossibilitato a partecipare, a causa dell’influenza, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Il feretro del caporal maggiore ha varcato intorno alle 11 il portone della chiesa. Portata a spalla da sei compagni di divisa del giovane militare, la bara ha attraversato la piazza antistante la basilica accompagnata dalle note della Preghiera dell’Alpino e dagli applausi di uomini in divisa e dei cittadini intervenuti. La cerimonia funebre è durata poco più di un’ora. Al momento del segno della pace, il premier Berlusconi si è avvicinato ai parenti dell’alpino ucciso per salutarli e stringere loro la mano. Lasciando la Basilica, la bara è stata accolta dagli applausi delle centinaia di persone che dalla mattina avevano gremito l’interno e l’esterno della chiesa. Qui, il feretro diu Miotto – dopo aver ricevuto il saluto da parte dei familiari – è stato caricato su un carro funebre che, scortato da due moto dei carabinieri, è partito alla volta di Thiene, nel vicentino, dove il giovane alpino sarà salutato per l’ultima volta in una cerimonia privata e sarà sepolto.

“Molti chiedono perché ci ostiniamo ad esporci in terre così pericolose, ma allora non si potrebbe rimproverare anche a Gesù di aver cercato la morte, affrontando deliberatamente coloro che avevano il potere di condannarlo?”. Così monsignor Pelvi ha voluto ricordare il caporal maggiore, parlando di lui come di un “discepolo dell’Agnello, chiamato a partecipare all’umana solidarietà nel dolore, diventando un agnello che purifica e redime, secondo l’amorosa legge di Cristo, un sacrificio offerto per il dono della pace”. “Il nostro Paese, cari militari, vi ringrazia uno per uno” ha aggiunto l’ordinario militare.

All’uscita, Berlusconi ha parlato a lungo, prima di andare via, con monsignor Pelvi. Poche parole da parte del ministro La Russa, che ai cronisti ha sottolineato ancora una volta “la dignità della famiglia e il grande affetto da parte della città di Roma”. “Andrò a Thiene – ha detto La Russa – ma non in chiesa per rispettare la natura privata della funzione”.

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