“Parlamento-mercato”, Di Pietro presenta nuovo esposto in Procura

di Redazione

Antonio Di Pietro ROMA. Non si placa l’ira di Antonio Di Pietro sul presunto “mercato dei voti” che sarebbe stato posto in essere dal premier Silvio Berlusconi per racimolare consensi in vista del voto del 14 dicembre, quando le Camere decideranno le sorti del suo governo.

Il leader dell’Italia dei Valori ha presentato lunedì un altro esposto alla procura di Roma, dopo quello di venerdì scorso riferito alle defezioni dal suo partito di Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. Stavolta, l’ex pm ha indicato “fatti, circostanze e nomi”, compresi quelli di coloro che ritiene i presunti “mandanti”.

Nell’esposto, depositato nell’ufficio del procuratore aggiunto Alberto Caperna, si chiedono “interventi cautelativi” ossia l’acquisizione “ai fini probatori di atti” che, secondo Di Pietro, dimostrerebbero la fondatezza delle sue accuse. Lo stesso Di Pietro ha precisato che nell’esposto non si fa riferimento solo ai due deputati Razzi e Scilipoti, ma anche di situazioni riguardanti esponenti di altre formazioni politiche, defindendoquesti cambi “più spintanei che spontanei”. “Ci sono comportamenti in Parlamento finalizzati a modificare gli assetti”, ha detto il presidente dell’Idv.

Gli inquirenti ora dovranno accertare se dietro ai fatti denunciati da Di Pietro si possa configurare il reato di corruzione. Ma non è da escludere anche quello di concussione. Finora, si fa notare in Procura, non esistono precedenti giurisprudenziali in tal senso. La dottrina si divide tra chi ritiene configurabile il reato di corruzione per il parlamentare che, in cambio di benefici economici o di altro genere o di una promessa in tal senso, muti schieramento politico, e chi ritiene che questo configurerebbe una limitazione dell’autonomia del parlamentare in conflitto col dettato costituzionale che non prevede alcun vincolo di mandato.

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