Nigeria, scontri tra cristiani e musulmani: 80 morti

di Redazione

 JOS. Almeno 80 persone sono morte negli attentati e negli scontri della vigilia di Natale tra giovani cristiani e musulmani nella Nigeria centrale. Lo affermano fonti ufficiali nigeriane.

Sabato la polizia aveva parlato di 32 morti, con un centinaio di feriti. “Finora abbiamo recuperato 80 cadaveri a Jos”, ha dichiarato Daniel Gambo, funzionario dell’agenzia per le emergenze nigeriana. Il capo di stato maggiore delle forze armate ha detto che due persone sono state arrestate lunedì a Jos, capitale dello stato del Plateau, per possesso di dinamite e armi.

Il giorno della vigilia, esplosioni a catena a Jos, nello stato centrale di Plateau, hanno provocato la morte di almeno 32 persone e il ferimento di altre 74. Altre sei persone sono invece rimaste uccise durante la messa di Natale in attacchi compiuti da presunti estremisti islamici contro due chiese a Maiduguri, nel nord-est del Paese. Una delle due chiese è stata data alle fiamme e tra le sei vittime c’è anche un sacerdote.

Dopo due giorni di terrore, sono scoppiati nuovi scontri tra gruppi armati di cristiani e musulmani nei pressi della città di Jos. Per adesso il bilancio è limitato ad un morto, come riferito dalla polizia, mentre testimoni raccontano di aver visto decine di edifici dati alle fiamme e decine di feriti coperti di sangue trasportati d’urgenza negli ospedali della zona. Il bilancio totale dei morti dei tre giorni di sangue è comunque solo provvisorio.

Carneficine e scontri preoccupano il governo e il presidente Jonathan Goodluck alla vigilia delle primarie del partito al potere (il Partito Democratico del Popolo) del prossimo 13 gennaio per le elezioni presidenziali. Il patto che regge il partito vuole che la leadership ruoti ogni due mandati tra i musulmani del nord e i cristiani del sud. Jonathan è un uomo del sud cristiano, arrivato quest’anno al potere dopo la morte – durante il primo mandato – del presidente Umaru Yar’Adua (uomo del nord). Ora alcune fazioni del nord all’interno del partito contestano il diritto di Jonathan a ripresentarsi e hanno candidato un loro esponente, l’ex vice presidente Atiku Abubakar, per le primarie di gennaio.

La pauraè che le tensioni finiscano per aumentare ancora nelle prossime settimane in vista del voto, alimentate anche dai politici delle opposte fazioni. Tensioni radicate peraltro in decenni di risentimenti che hanno motivi molte volte ben più ‘materialì della religione. Se infatti cristiani, musulmani e animisti convivono fianco a fianco in pace in molte città nigeriane, nella Middle Belt si scontrano gli interessi per il controllo delle fertili terre della zona tra i gruppi indigeni di cristiani e animisti da una parte e i pastori nomadi musulmani di etnia Faluni del nord dall’altra.

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