Pd, Veltroni lancia un “movimento” ma chiarisce: “Non mi candido a nulla”

di Redazione

Walter Veltroni ROMA. L’immagine del Pd è quella di un partito “senza bussola strategica”. Walter Veltroni dà la scossa ai democratici e, attraverso un documento promosso assieme a Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni, lancia un “Movimento”.

È arrivato il momento, secondo l’ex leader dei democratici, di “uscire allo scoperto e avanzare proposte coraggiose e innovative”, a partire dal recupero della “vocazione maggioritaria” che permetta ai democratici “l’allargamento dell’area dei propri consensi”. Sul documento, che prevede la creazione di un movimento e non di una corrente, ci tengono a sottolineare i promotori dell’iniziativa, si raccolgono ora le firme.

“Non mi candido a nulla” ha comunque voluto ribadire Veltroni, che già in un’intervista a Gioia aveva precisato di non richiedere ruoli all’interno del partito. Quanto a Bersani, l’ex numero uno dei democratici gli riconosce la leadership del partito ma si dice pronto all’idea di un candidato premier esterno al partito.

Il documento (la cui versione definitiva sarà redatta venerdì), lungo sei pagine, parte dalla “crisi strategica del centrodestra” che è “giunta ad un punto di non ritorno”, perchè ha dimostrato “di non assicurare la capacità di governo”. Eppure, “l’Italia ha più che mai bisogno di riforme, coraggiose e profonde”, in particolare per aggiustare la Finanza pubblica, recuperare la produttività e superare “la crescente disuguaglianza”. A queste riforme il testo dedica diversi paragrafi. Tuttavia, in nessuna delle sei pagine, si cede al pessimismo: “Il ritardo accumulato è enorme, ma esistono le risorse per farcela”, e quindi “una coerente strategia riformista può contare su rilevanti forze sociali”. Il Pd non dovrà puntare alla difesa degli interessi, bensì ad “una alleanza tra chi ha bisogno di cambiamento, ma da solo non può realizzarlo”. “L’Italia aspetta – si legge nella bozza del testo – una proposta politica all’altezza della sfida storica dinanzi alla quale si trova”, e il Pd è nato proprio “con l’ambizione di rappresentare questa proposta adeguata”. Ma la sfida per il governo va posta “su un terreno di affidabilità e innovazione”.

I democratici, si legge, devono darsi “una strategia di allargamento dei propri consensi, che faccia leva su un programma riformista, su un progetto innovativo per il Paese e su una classe dirigente fortemente rinnovata, attingendo a forze che non siano solo quelle della politica tradizionale”. Questo significa “vocazione maggioritaria”, e innovazione della sua cultura politica che “non può risolversi nella tardiva adesione alla socialdemocrazia”, ma nel “valorizzare appieno il pluralismo delle storie confluite” nel Pd. A livello istituzionale, poi, questo significa sostenere un sistema elettorale “di impianto maggioritario fondato su collegi uninominali”. “Il superamento della crisi del Pd e il rilancio del suo progetto di innovazione e riformismo” non richiede il dar vita “ad una corrente, e cioè uno strumento chiuso nella logica della lotta interna”. No, conclude il documento, serve “un Movimento che si proponga il rafforzamento del consenso al Pd e del suo pluralismo, coinvolgendo forze interne ed esterne al partito, tornando ad appassionare energie che si sono allontanate” e che “la crisi politica e culturale del centrodestra ha rimesso in moto”.

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