140 anni di Porta Pia, Napolitano: “Roma è l’unica capitale”

di Redazione

Giorgio NapolitanoROMA. “Roma, Roma sola deve essere la capitale d’Italia”. Parole di Cavour, tratte da un discorso di fine marzo del 1861, che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha citato con enfasi davanti all’Assemblea Capitolina che gli conferisce la cittadinanza onoraria.

“E il perché dovesse essere solo Roma – ha continuato Napolitano – lo disse Cavour sottolineando che è la sola città d’Italia che non ha ricordi solo municipalistici”. “È mio doveroso impegno ed assillo che non vengano ombre da nessuna parte sul patrimonio vitale e indivisibile dell’unità nazionale, di cui è parte integrante il ruolo di Roma Capitale”. Così Napolitano, nel suo intervento in Campidoglio. “Un ruolo che non può essere negato- continua- contestato o sfilacciato nella prospettiva che si è aperta e sta prendendo corpo di un’evoluzione più marcatamente autonomista e federalista dello Stato italiano”. E ancora: “Nulla può giustificare la sottovalutazione , diffusasi in certi periodi in alcuni ambienti” di sottovalutare o rigettare “la grandezza storica di Roma. Io non ho mai ceduto a queste reazioni più o meno sofisticate di rigetto di una comune eredità”. “Mortificare o disperdere le strutture portanti dello Stato nazionale – ha aggiunto il presidente – sarebbe semplicemente fuorviante”, poiché esse rappresentano un “essenziale tessuto connettivo”. Inoltre, “nessuna ombra pesi sull’unità d’Italia che venga dai rapporti fra laici e cattolici, tra istituzioni dello Stato repubblicano e istituzioni della Chiesa cattolica”, da questi rapporti piuttosto dovrebbe derivare “conforto e sostegno”.

CITTADINANZA ONORARIA. “Sono contento”. Queste le parole del capo dello Stato che diventa cittadino romano nel giorno in cui Roma festeggia i suoi 140 anni da Capitale. In Campidoglio, Napolitano scrive sul registro d’onore una nota di ringraziamento per il conferimento della cittadinanza onoraria e saluta Roma “più che mai capitale”. “È con particolare personale commozione per l’alto riconoscimento conferitomi – scrive il presidente della Repubblica – che rendo omaggio a Roma, più che mai capitale di uno Stato democratico che si trasforma restando saldamente Stato nazionale unitario”. Sulla piazza del Campidoglio il capo dello Stato è stato accolto da un applauso e dall’inno nazionale. Napolitano, accompagnato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, ha passato in rassegna le truppe e poi, accolto dal sindaco Gianni Alemanno, è entrato nel palazzo comunale. Il presidente della Repubblica ha ricevuto la cittadinanza onoraria nell’aula Giulio Cesare appena restaurata nell’ambito della seduta straordinaria dell’assemblea capitolina che segna il passaggio da Comune di Roma a “Roma Capitale”.

“SONO MOLTO LEGATO A ROMA”. Aprendo il suo intervento, Napolitano ha ricordato il suo legame con la Città eterna, a partire dal suo matrimonio con la moglie Clio, “celebrato in Campidoglio 50 anni fa” e i suoi figli e nipoti “romani e appassionati di Roma”. Le sue parole: “So bene che l’omaggio attribuito oggi a me è inseparabile dal ruolo che svolgo attualmente al vertice dello Stato”. “Dal 1944 io e mia moglie risediamo qui stabilmente. Io mi identificai con Roma come capitale delle istituzioni repubblicane quando, assai giovane, fui eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati. Roma per me è stata innanzitutto Monteciorio. Il Parlamento è divenuto la mia prima e più grande casa in questa meravigliosa città, e lo è rimasto per lunghi decenni. Mai mi sono sentito a disagio,pur senza dissimulare la profondità delle radici e degli affetti che mi legavano e mi legano a Napoli. Ed è forse propria dei napoletani l’attitudine ad integrarsi anche in luoghi ben più lontani, così come propria di Roma, e straordinaria, è la capacità inclusiva, l’attitudine ad aprirsi, ad accogliere altri, ad abbracciare, innanzitutto, ogni italiano”.

“NON C’E’ ROMA LADRONA”. Prima dell’intervento del presidente della Repubblica, ha parlato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: “Non esiste affatto la “Roma ladrona” che alcuni si ostinano a stigmatizzare. Per rendersene conto basta confrontare i dati del gettito fiscale verso lo Stato prodotto dalla nostra città con i trasferimenti statali che, anche attraverso la regione arrivano ad essa”. E rivolto al capo dello Stato: “Credo sia corretto interpretare la sua presenza – ha aggiunto Alemanno – come un ulteriore invito a procedere sulla strada di riforme condivise. Ma è evidente che i poteri speciali per Roma Capitale non sono soltanto un riconoscimento simbolico, sono uno strumento necessario per equilibrare la dimensione cittadina, la funzione nazionale e la vocazione internazionale dell’Urbe”. Alemanno ha poi precisato che “nel complesso, tra Irpef, Ires e Iva, la nostra città offre un gettito fiscale di circa 35 miliardi di euro, a fronte di trasferimenti statali di poco superiori a un miliardo e 600 milioni di euro: è chiaro che bisogna fare alcune tare rispetto a questo rapporto, ma è altrettanto evidente che qualsiasi forma di federalismo fiscale non può che portare a Roma ben altre risorse di quelle che noi oggi riceviamo. Altro che Roma ladrona!”.

“NO A FEDERALISMO SE LEGA ROMPE PATTO”. E al termine della prima seduta capitolina il sindaco Alemanno ha precisato: “Il Patto che fu sottoscritto con la Lega nell’ambito del centrodestra all’atto della riforma sul federalismo fiscale, fu molto chiaro e sanciva l’inserimento nell’impianto complessivo di Roma Capitale. Questo Patto non può essere violato. Se no tutto l’impianto rischia di cadere”. “Roma Capitale – sottolinea il primo cittadino – sconvolge equilibri e mette in discussione assetti consolidati. Perciò mette in difficoltà la Lega che deve reagire con polemiche e battute. Sono convinto – aggiunge – che le battute della Lega siano soprattutto reattive rispetto all’importanza di questa riforma”. “Quindi – conclude Alemanno – così come è stato il ministro Roberto Calderoli a portare avanti il primo decreto, si andrà avanti su questa strada. Sono convinto che alla prova dei fatti non ci saranno problemi, ma in ogni caso è anche opportuno rispondere in maniera adeguata a determinate affermazioni”. In quanto a Milano, che qulche leghista sogna futura capitale, Alemanno ha detto: ” Milano è la capitale economica d’Italia e fa parte di una delle aree più sviluppate d’Europa: non abbiamo nessun interesse a mettere in discussione questa leadership. Ma Roma ha un ruolo politico e istituzionale di capitale d’Italia”.

PORTA PIA. La giornata di celebrazioni, che il sindaco Alemanno ha voluto dedicare al tenente Alessandro Romani ucciso in Afghanistan, è cominciata a Porta Pia, dove il presidente della Repubblica ha deposto una corona e dove in mattinata c’è stato l’omaggio a Porta Pia, dove Napolitano ha deposto una corona di alloro al monumento dei caduti alla breccia di Porta Pia alla presenza del segretario di Stato Vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, del presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e delle più alte cariche delle forze dell’ordine la fanfara dei bersaglieri ha intonato il “Silenzio”.

BERTONE: “ROMA CAPITALE INDISCUSSA”.Ha preso poi la parola il cardinale di Stato vaticano, per la prima volta nella storia presente alle celebrazioni, che ha definito Porta Pia “un luogo altamente simbolico per compiere un atto di omaggio verso coloro che qui caddero e per raccogliere il messaggio che ci ha lasciato la breccia di porta Pia”, sottolineando che “Roma è l’indiscussa capitale dello Stato italiano”. A conclusione del suo intervento alla cerimonia per l’anniversario della Breccia di Porta Pia, il cardinale Tarcisio Bertone ha poi letto una preghiera appositamente preparata per le celebrazioni. Nel testo il segretario di Stato vaticano invoca il sostegno di Dio “perché sempre guidi gli eventi della storia degli uomini verso traguardi di salvezza e di pace”. “L’opera della Tua Provvidenza – ha continuato – si è dispiegata mirabilmente anche in questa città e in questa terra d’Italia per ridonare concordia di intenti dove aveva prevalso il contrasto”. Infine parlando di fronte alle autorità presenti, all’Associazione dei Bersaglieri e alla folla presente, il cardinale segretario di Stato ha ricordato anche l’invocazione con cui papa Pio IX, il Pontefice in carica all’epoca della Breccia di Porta Pia, benedì l’Italia.

LA CONTESTAZIONE DEI RADICALI.“Vaticano e partitocrazia serve una nuova Porta Pia”. Così ha urlato un gruppo di esponenti del Partito Radicale che ha inscenato una protesta al passaggio del corteo presidenziale da Porta Pia diretto in Campidoglio. Coordinati dal segretario nazionale Mario Staderini i Radicali hanno esposto cartelli di protesta. Le forze dell’ordine hanno poi identificato i manifestanti. “La storia dice chiaramente che l’Italia di oggi è meno laica di quella del 1870. E l’Europa ha messo sotto osservazione il nostro Paese proprio per questo motivo”, ha detto Staderini. “Sul palco dei festeggiamenti a porta Pia- ha detto ancora il leader dei Radicali – ha parlato solo il cardinal Bertone con una preghiera e con la citazione di Pio IX descritto come elemento di unificazione per l’Italia. Le Istituzioni italiane avrebbero dovuto anch’esse prendere la parola. Così si è ridotto tutto ad una farsa”. “Le contestazioni fanno parte della vita”, ha commentato il cardinale Bertone.

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