‘Ndrangheta, 67 arresti contro cosca di Corigliano

di Redazione

 COSENZA. Nuovo maxiblitz contro la ‘ndrangheta che ha portato in tutta Italia alla notifica di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro 67 affiliati ad uno dei clan più pericolosi, il “locale” di Corigliano nell’alto Ionio Cosentino.

L’operazione “Santa Tecla”, coordinata dal procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo e dal pm della Dda catanzarese, Vincenzo Luberto, ha visto impegnati i carabinieri e della Guardia di Finanza dei comandi provinciali di Cosenza. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico di sostanze stupefacenti.

Gli arresti sono stati eseguiti, oltre che nel cosentino, nelle province di Roma, Reggio Calabria, Foggia, Bologna, Brescia e Milano. Secondo gli investigatori, è una delle più importanti operazioni fatte nel cosentino per numero di arresti, spessore criminale e per il coinvolgimento di una dozzina di imprenditori.

ARRESTATI FRATELLI DEL SINDACO DI CORIGLIANO. Tra gli arrestati anche Mario e Franco Straface, fratelli del sindaco di Corigliano (area Pdl) Pasqualina Straface, che guida il Comune dallo scorso anno ed è alla seconda legislatura. I due, imprenditori, avrebbero imposto al titolare della società che stava realizzando la struttura del villaggio turistico in località Thurio di Corigliano, di affidare un appalto milionario, prima per la sola fornitura del cemento e successivamente per tutta l’opera, alla Straface Srl, per poi scegliere le imprese subappaltatrici che hanno fatturato alla loro ditta importi non dovuti grazie ai quali sono stati creati fondi neri girati poi alla cosca e che sono finiti nella cosiddetta “bacinella”. Ad accusare i due fratelli sono stati alcuni collaboratori di giustizia che li hanno indicati come “amici” delle cosche di Corigliano.

SEQUESTRI PER 250 MILIONI. Contemporaneamente agli arresti,i finanzieri hanno sequestrato beni per 250 milioni di euro,tra cuifigurano 48 società di capitale o di persone ed imprese individuale operanti principalmente nel settore dell’edilizia, degli appalti e nella distribuzione di prodotti di cartoplastica, 69 tra appartamenti e ville, 68 terreni, 55 veicoli e numerosi rapporti bancari e polizze vita. Le indagini condotte dai finanzieri dello Scico di Roma e del Gico di Catanzaro hanno ricostruito il capitale accumulato dai principali indagati, costituito, prevalentemente, da beni immobili, attività commerciali e quote societarie intestate direttamente o tramite prestanome.

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