Mucca pazza, donna in coma a Livorno

di Redazione

 LIVORNO. A otto anni di distanza dal primo caso che provocò la morte di una donna siciliana, la variante umana della sindrome Creutzfeldt-Jakob, meglio nota come quella della “mucca pazza”, sale di nuovo alle cronache.

Una donna di Livorno, di 42 anni, è infatti in coma dopo aver contratto il morbo. Le sue condizioni sono disperate, sta affrontando la fase terminale della malattia. Non è ancora chiaro in che modo la paziente abbia contratto la malattia.

Il caso era stato segnalato come “probabile variante della malattia di Cjd ” nell’ottobre del 2009 dal Ministero della Salute. Secondo quanto riporta il quotidiano Il Tirreno, nei mesi scorsi la livornese aveva accusato progressivi disturbi neurologici e ha scelto di farsi curare presso l’Istituto neurologico milanese ‘Besta’ che le ha diagnosticato la malattia e l’ha sottoposta alle terapie senza riuscire ad arrestare l’avanzata del male. La paziente è dunque stata trasferita già in coma presso il reparto di cure palliative dell’ospedale di Livorno.

CASO ISOLATO. “La malattia può avere oltre dieci anni di incubazione e, in questo caso, il contagio è sicuramente avvenuto prima del 2000”, spiega a Repubblica Maurizio Pocchiari, direttore del reparto Patologie neurologiche degenerative e infiammatorie dell’Istituto Superiore di Sanità, responsabile del registro per la Mucca Pazza in Italia.”Dal dicembre del 2000 sono state prese misure talmente rigide – sottolinea Pocchiari – che è difficile pensare che ci siano state infezioni dopo questa data. Non vanno fatti allarmismi. E’ possibile che ci sia ancora qualcuno che stia incubando questa malattia, ma sono casi molto rari. Siamo di fronte agli utlimi casi e con il passare del tempo la malattia sparirà. Fra l’altro non c’è alcun pericolo nel contrarre l’infezione e si può mangiare carne”.

LA SINDROME. Persone relativamente giovani, che presumibilmente hanno mangiato carne di bovini colpiti dalla malattia della “mucca pazza” e che mostrano disturbi psichiatrici, seguiti a breve distanza dalla comparsa di demenza e disturbi nei movimenti di braccia e gambe. Sono queste le caratteristiche che permettono di distinguere le persone colpite dalla forma umana della malattia della mucca pazza e quelle colpite dalla classica malattia di Creutzfeldt-Jakob (Cjd). Quest’ultima colpisce infatti le persone anziane (in media 65 anni) e si manifesta con una demenza che peggiora progressivamente, accompagnata da disordini nei movimenti.

La variante umana della malattia della mucca pazza è comparsa 14 anni fa in Gran Bretagna, dove è stata subito associata al consumo di carne di animali colpiti dall’Encefalopatia Spongiforme Bovina (Bse). La forma umana è considerata una variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (Cjd) ed il suo nome è stato ufficializzato come “nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob” (vCjd) nel 1997, da un articolo pubblicato sulla rivista The Lancet. A scatenare la malattia nell’uomo è l’alterazione di una proteina naturalmente presente nell’organismo, chiamata prione.

Dopo il notevole aumento dei casi della malattia sia nei bovini che nell’uomo, concentrato soprattutto fra il 1996 e i primi anni 2000, da qualche anno si registra un notevole rallentamento nella diffusione della malattia sia negli allevamenti e altrettanto rari sono i casi della forma umana. Proprio nei giorni scorsi il commissario europeo alla Salute, John Dalli, ha dichiarato che l’Europa è uscita vincente dalla lotta contro la malattia, che nel 2009 ha fatto registrare 59 negli allevamenti degli Stati membri. L’ultimo caso di Bse in Italia risale al 2008, in Piemonte e l’unico decesso nell’uomo risale al 2002.

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