Truffa su fondi editoria: indagato Ciarrapico

di Redazione

Giuseppe CiarrapicoROMA. Giuseppe Ciarrapico,76 anni, senatore del Pdl e imprenditore, è stato indagato dalla Procura di Roma per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Stessa accusa contestata al figlio Tullio e ad altre cinque persone, tra cui alcuni collaboratori dell’ex presidente della Roma e fino all’inizio degli anni ’90 componente della corrente andreottiana della Dc.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dal 2002 al 2006 Ciarrapico avrebbe avuto contributi per l’editoria pari a circa 20 milioni di euro. La stessa cifra che è stata posta sotto sequestro dai militari del Nucleo speciale di polizia valutaria di Guardia di Finanza.

I “gravi fatti di fraudolente percezioni di contributi all’editoria”, come spiegano gli inquirenti, riguardano le società editrici Nuova Editoriale Oggi srl e Editoriale Ciociaria Oggi srl.

Le Fiamme gialle, dirette dal colonnello Leandro Cuzzocrea e su disposizione del pm Simona Marazza, responsabile dell’inchiesta, hanno eseguito sequestri preventivi a Roma, Milano e in altre città, di immobili, quote societarie e conti correnti ed un’imbarcazione di lusso ormeggiata a Gaeta. Gli accertamenti sono stati coordinati dal procuratore aggiunto della Capitale, Pietro Saviotti.

L’avvio dell’inchiesta comunque ha determinato il blocco delle successive erogazioni richieste ed è in questa seconda situazione che gli investigatori hanno configurato il reato di tentativo di truffa. I beni sequestrati di pertinenza di Ciarrapico e del figlio saranno ora affidati ad un curatore il quale farà in modo che le attività imprenditoriali (tra queste anche la gestione del Policlinico Casilino) non vengano compromesse.

”Un avviso di garanzia non invecchia mai e può far sempre comodo se si tratta di un senatore del Popolo della libertà”, commenta Ciarrapico all’Adnkronos. ”Oggi gli organi di informazione parlano di un’indagine per truffa a carico del senatore Giuseppe Ciarrapico. E’ la stessa indagine del 2005 – sottolinea il parlamentare del Pdl – promossa dalla dottoressa Marazza, pm nota per la sua contiguità con il pubblico ministero De Magistris concorrente politico di Di Pietro. Si tratta di un presunto abuso sui contributi per l’editoria”. Un’indagine, rileva Ciarrapico, ”dormiente a tutt’oggi e oggi guarda caso ritirata fuori per aumentare i rumors giudiziari a carico del Pdl. Chi più ne ha più ne metta”, conclude.

LE VICENDE GIUDIZIARIE. Ciarrapico è stato condannato dal pretore di Cassino nel 1974 conuna multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela “il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”, sentenza confermata in Cassazione.Condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti in cassazione a 3 anni, per gli sviluppi della vicenda “Casina Valadier”.

Inquisito anche per lo scandalo della Safim-Italsanità, il 18 marzo 1993 viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare: entra a Regina Coeli il 21 marzo. L’11 maggio viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la libertà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Nel 2000, dopo sette anni, Ciarrapico viene condannato in via definitiva, tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai servizi sociali. Nel 1996 è condannato anche nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, e condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in “detenzione domiciliare” per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione.

Nel marzo 2010 la procura di Cassino chiede per Ciarrapico il rinvio a giudizio con l’accusa di “stalking a mezzo stampa” che sarebbe stato attuato dal senatore ed editore tramite il quotidiano di sua proprietà Nuovo Molise Oggi, con articoli e vignette, pubblicate quasi giornalmente e contenenti insulti, accuse e allusioni a sfondo sessuale rivolti alla giornalista Manuela Petescia, direttrice dell’emittente Telemolise e moglie di un altro senatore PdL, Ulisse Di Giacomo, con la quale avrebbe avuto in precedenza dei contrasti. Della vicenda, per l’unicità del reato ipotizzato hanno mostrato interesse alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge.

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