Fastweb, Scaglia rientra in Italia. Di Girolamo: “Non sono un mafioso”

di Redazione

Silvio ScagliaROMA. Tornerà in Italia giovedì Silvio Scaglia, ex numero uno di Fastweb, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta sul maxi riciclaggio di denaro legato ad operazioni eseguite dalla stessa Fastweb e da Telecom Italia Sparkle.

Il manager, che si trovava all’estero, rientrerà con un volo privato. Ha già annunciato di voler parlare al più presto con i magistrati, ribadendo la correttezza del suo operato e della società da lui amministrata.

Secondo l’ordinanza firmata dal gip Aldo Morgigni, Scaglia era non soltanto il legale rappresentante di Fastweb di fronte a terzi, ma “il vero dominus della società” e colui al quale venivano quindi riferite le scelte gestionali di maggior rilievo nell’ambito della società quotata. “Gli accertamenti eseguiti nel corso delle indagini – scrive il magistrato – consentono ragionevolmente di sostenere che Scaglia era in possesso di tutti gli elementi utili per valutare e dunque evitare il coinvolgimento della società nella frode fiscale perpetrata con le operazioni commerciali ‘Phuncards’ e ‘Traffico Telefonico'”. Scaglia, per gli inquirenti, era pertanto”consapevole del ruolo essenziale assunto dalla Fastweb spa all’interno della filiera delle società coinvolte, nonchè dei molteplici ed indebiti benefici percepiti ai danni dello Stato”.

Intanto, si sono tenuti i primi 15 interrogatori di garanzia a Regina Coeli all’indomani della maxi operazione che ha portato all’esecuzione di 52 ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro ai domiciliari.Molti degli indagati si sono rifiutati di rispondere. Tra questil’imprenditore romano Gennaro Mokbel, il cui avvocato, Ambra Giovene, ha spiegato che conil suoassistitoè finita in carcere anche la moglie Giorgia Ricci. Mokbel sarebbe per gli inquirenti una figura chiave dell’organizzazione che avrebbe portato a termine il presunto maxi-riciclaggio. È accusato, inoltre, di essere l’artefice dell’elezione del senatore Pdl Nicola Di Girolamo, attraverso la compravendita di voti per il collegio elettorale degli italiani all’estero. Per l’esponente del centrodestra è stata sollecitata una richiesta di custodia cautelare. Nell’inchiesta, culminata nella richiesta di commissariamento delle due società Tlc, sono coinvolti anche l’attuale amministratore delegato di Fastweb Stefano Parisi e Riccardo Ruggiero, presidente del Cda di Telecom Sparkle. L’ex amministratore delegato di quest’ultima, Stefano Mazzitelli, figura invece tra gli arrestati. Gli interrogatori riprenderanno venerdì.

PARISI: “TRUFFA COMPIUTA ALLE SPALLE DELL’AZIENDA”. Nel corso di una conferenza stampa, l’ad di Fastweb, Stefano Parisi, ha affermato che la società “non fa false fatturazioni” e che è stata perpetrata una truffa “alle spalle dell’azienda da due dipendenti infedeli”, Giuseppe Crudele e Bruno Zito, che sono stati licenziati. “Non siamo parte lesa – ha sottolineato Parisi – ma lesi nella nostra onorabilità”. Sulle sue ipotizzate dimissioni, in vista dell’udienza del 2 marzo in cui si deciderà del commissariamento della società,Parisi ha replicato: “No, assolutamente no, perchè in questo momento la cosa da fare è occuparsi dell’azienda”. “Personalmente penso di non avere responsabilità – ha aggiunto il manager -. In questo momento l’azienda deve essere gestita perchè stiamo subendo un violentissimo danno di immagine. Fino a che qualcuno non mi dice il contrario lavorerò per difendere l’immagine dell’azienda. Lo farò fino all’ultimo secondo”. Quanto al merito dell’inchiesta, ha sottolineato, “dai nostri apparati risultava che il traffico telefonico c’era se poi fosse fittizio dal punto di vista dell’uso a noi non era dato saperlo. La stessa procura ha impiegato tre anni per scoprire la fittizzietà perchè ha dovuto raccordare informazioni finanziarie che l’hanno portata a queste deduzioni”.

DI GIROLAMO. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il commercialista Fabrizio Rubiniha raccontato di aver versato “somme rilevanti” a favore del senatoreNicola Di Girolamo, ascoltato in mattinata dalla Giunta per le elezioni e l’immunità, alla quale ha chiesto di poter prendere visione delle carte dell’inchiesta che lo riguardano “perché le indicazioni fornite dai giornali sono parziali per imputazioni così gravi come quelle che mi vengono rivolte”, ha spiegato il parlamentare. “La Giunta si è riservata di rispondere e a breve sapremo. – ha aggiunto – Sono stato accusato di essere camorrista, è una cosa incredibile. È impossibile: sono stato in Calabria una sola volta, un solo giorno ospite di un collega avvocato calabrese, che conosco da vent’anni e che mi ha organizzato un meeting elettorale”. “Sono sostenuto. Mi sento sostenuto e sono certo che la verità verrà fuori sia rispetto alle Istituzioni, sia rispetto al Senato, sia rispetto alla Magistratura”» ha poi detto Di Girolamo, che in mattinata aveva spiegato di non aver mai avuto contatti “né con la mafia, né con la ‘ndrangheta, né con la camorra”. Contro ilparlamentare di maggioranza ci sarebbero delle foto pubblicate sul sito dell’Espresso,scattate durante una cena elettorale svoltasi nell’aprile del 2008, chelo ritraggono in compagnia del boss della ‘ndrangheta Franco Pugliese. In un’altra foto lo stesso boss è insieme a Gennaro Mokbel. Entrambi gli scatti mostrano i protagonisti abbracciati come vecchi amici, proprio come li descrivono gli inquirenti nelle carte che hanno svelato la colossale frode da due miliardi di euro. Per ilsenatore del Pdl il gip Morgigni ha chiesto l’arresto perché “sussiste il rischio concreto che egli possa fuggire all’estero, dove dispone di un patrimonio illecitamente accumulato di notevolissima entità”.

MOKBEL.Gennaro Mokbel, segretario del Partito federalista con trascorsi vicini all’estrema destra eversiva e amicizie nella banda della Magliana, secondo il gip avrebbe avuto “contatti con primari esponenti della scena politica nazionale” per trovare “un posto” alla candidatura di Di Girolamo. Dalle intercettazioni emerge che l’unico posto disponibile per Di Girolamo fu nelle liste per il Senato nella circoscrizione italiani residenti all’estero. In una delle intercettazioni di Mokbel con Di Girolamo si legge: “Dobbiamo trovare un altro partito dove infilarti, perché ieri sera qui è venuto: il senatore De Gregorio, l’onorevole Bezzi, tutti quanti si so messi a taranterellà. Però, siccome De Gregorio è l’unico che ha l’accordo blindato con Berlusconi… Cioè si presenta in una delle liste…”. “… So’ successi de tutti accordi, e poi fanno la segreteria nazionale, non io, allora io adesso preferisco vedere se te trovo la strada sempre per Forza Italia, che sarebbe ancora meglio, domani mi viene la persona in ufficio…”.

ANDRINI. Accanto al nome di Mokbel, gli inquirenti hanno citato, nel provvedimento di custodia cautelare, anche Stefano Andrini, attuale ad di Ama Servizi, l’azienda che a Roma si occupa della nettezza urbana. Andrini, secondoi magistrati della procura capitolina,avrebbe fatto parte della truffa che ha portato alla richiesta di arresto del senatore Di Girolamo.”Intendo ribadire, tuttavia, la mia totale estraneità alla vicenda Di Girolamotanto che, a quanto ho appreso, non risulto neppure iscritto nel registro degli indagati”, ha precisato Andrini, che si è dimesso dalla carica.

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