Aversa, quando la storia “resiste” all’incuranza

di Nicola Rosselli

Chiesa di San DomenicoAVERSA. Ogni volta che mi capita di passeggiare a piedi per il centro storico di Aversa l’impressione è sempre la stessa: la Storia, le bellezze architettoniche, l’atmosfera che si respira, che si assapora è di quelle magiche.

L’ultima volta, qualche giorno fa, una fresca mattina di settembre, stavo indugiando nell’attesa che aprisse i battenti l’ufficio del giudice di pace in piazza Plebiscito, ed ho iniziato a passeggiare per i dintorni. Solo a vederla da fuori la Chiesa di San Domenico fa invidia a tantissime altre che fanno la fila per visitare in altri posti d’Italia. Per non parlare dell’antico Palazzo di Città, dello stesso ufficio del giudice di pace (che una volta ospitava la Regia Pretura), del Sedile di San Luigi e dell’ex Palazzo Pozzi in via Santa Marta. Uno spicchio, piccolo, di centro storico normanno che emanava Storia da ogni pietra. Eppure non siamo andati oltre come nei cortili delle tante abitazioni gentilizie con tanto di stemma, delle altre splendide chiese cittadine, come il Duomo, San Francesco, Santa Maria a Piazza, l’Annunziata, San Lorenzo. E, poi, come dimenticare lo “scalcinato” Lemitone, il “quartiere spagnolo” unico nel suo genere con quei reticolati che si possono trovare solo a Barcellona, così splendido, pur nella sua fatiscenza globale.

Insomma, come ho avuto più volte occasione di sottolineare, nonostante tutte le amministrazioni che si sono succedute in questi ultimi decenni abbiano fatto a gara per cancellare l’eredità urbanistica di Aversa, la nostra città ha resistito, anche se con grandi danni. Il centro storico cittadino è un “unicum” da tutelare, evitando che si verifichino altri “scempi storici” (al di là della legittimità, che non vogliamo discutere) come per il Convento di Sant’Agostino degli Scalzi o per le villette nel chiostro della Trinità. Una tutela che può essere la nostra ricchezza per il futuro.

Valorizzare il patrimonio storico-urbanistico, rendere fruibile, rivalutando, una ricchezza che già possediamo dovrebbe essere il compito primario di ogni aversano, soprattutto degli amministratori. Ben vengano, allora, iniziative come quella della Giornata organizzata dal Touring Club o dal Fai, così come tutte le iniziative per far conoscere agli aversani e non il giacimento culturale sul quale siamo seduti. Aversa ha perso, ormai, quelle poche fabbriche che aveva, il commercio è in crisi e andrà scomparendo a favore degli ipermercati, molte scuole stanno decentrando nei centri dell’Agro, il terziario in genere è in crisi. Il nostro futuro è nella cultura, nella Storia e siamo tutti chiamati a realizzarlo.

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