Nogaro: “Pecorella mi chiese persino delle donne di don Diana”

di Redazione

Raffaele NogaroCASAL DI PRINCIPE. «Per me don Giuseppe Diana è già un santo. E io mi batterò perché si inizi il processo per la sua beatificazione».

Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, don Diana lo ha conosciuto in vita. Ed è tra quelli che non hanno mai avuto dubbi sul perché sia stato ucciso. Ne parla con calma nella sua nuova abitazione di Caserta, a pochi passi dal Duomo, che per 18 anni è stata la sua sede vescovile. Vorrebbe fare il “vescovo pensionato”, ma per don Diana fa qualche eccezione.

Andavano insieme nelle scuole a parlare con gli studenti della necessità di lottare contro la camorra. Andò ai suoi funerali ed è sempre stato tra coloro che lo hanno difeso nelle occasioni in cui è stato calunniato.

Perché dovrebbero fare santo don Diana?

«Perché è morto da martire. Il martire un tempo era sempre considerato santo. Anche se era un povero uomo. Per principio era così. Noi dovremmo ripartire da questo. Don Diana era un sacerdote che ha sempre testimoniato la sua coerenza nella fede e nell´uomo e ha pagato con la vita l´amore per il suo popolo. I santi sono proprio questi».

Sarà difficile, visto che ancora fino all´altro giorno c´è stato chi ha messo nuovamente in discussione i motivi della sua morte.

«Quando ho letto le parole dell´onorevole Gaetano Pecorella, ho rivissuto i momenti difficili degli anni passati. Ho visto tante volte i familiari soffrire per le calunnie che venivano lanciate nei confronti di don Diana. E ho rivissuto alcuni momenti del processo per la morte del sacerdote di Casal di Principe, quando fui citato come teste e interrogato proprio dall´avvocato Pecorella».

E come andò?

«Si rivolgeva a me con mille insinuazioni. Rimasi mortificato.

Mi pareva impossibile che nei tribunali si giungesse a formulare insinuazioni così cattive nei confronti delle persone. Diceva di tutto su don Diana. Mi chiese espressamente se conoscevo le donne di don Diana.

“I preti non vanno con le donne”, gli risposi. Poi mi chiese delle armi. E allora scattai in piedi accusando di viltà gli organi di Stato che mettevano in giro voci del genere. Mi sentii umiliato. Scattai in piedi per ben due volte. Mi trattava come se fossi il complice di un criminale».

Tornando alla beatificazione di don Diana. Non dovrebbe essere la chiesa della sua diocesi a proporre l´inizio del processo?

«Sì, ma per don Puglisi la discussione è cominciata nel mondo laico, che ha contribuito tantissimo a far aprire il processo di beatificazione».

Ha più fiducia nei laici che nella Chiesa?

«In Campania la Chiesa è cresciuta all´ombra della Democrazia cristiana. Se voleva lottare contro la camorra poteva farlo, ma ha saputo solo vivere all´ombra del potere della Dc. La Chiesa in Campania è forte, è attrezzata. E se avesse fatto della sua presenza anche un baluardo per la legalità e la giustizia; se avesse fatto “i catechismi per la legalità”, come fa per la fede, non saremmo a questo».

Il catechismo per la legalità?

«Sì, esattamente. La morale, l´onestà, la giustizia, la legalità sono come la fede. E bisogna presentare la difesa dell´uomo come si presenta la preghiera. Tu devi adorare Dio, ma se adori Dio, devi venerare anche l´uomo. E l´uomo lo veneri nelle stesse forme. Bisogna intervenire ogni qualvolta c´è l´abuso di umanità. Quando fai del male all´uomo vuol dire che offendi i comandamenti».

I genitori di don Diana hanno fatto sapere che gradirebbero una sua visita.

«Li andrò a trovare appena mi sarà possibile. Intanto domenica prossima celebrerò la messa ufficialmente per loro. Per Iolanda e Gennaro. Pregherò il Signore affinché dia loro la forza per resistere alle umiliazioni e alle offese infinite che hanno dovuto subìre in questi anni».

da Repubblica, 06.08.09

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