La mafia minaccio’ Berlusconi: “O una rete televisiva o un luttuoso evento”

di Redazione

Silvio BerlusconiPALERMO. Nei primi anni ’90 la mafia avrebbe minacciato Silvio Berlusconi, allora presidente di Fininvest, di”mettere a disposizione”una delle sue reti televisive, altrimenti sarebbe avvenuto “un luttuoso evento”.

Minaccia contenuta in una lettera saltata fuori tra i documenti del processo a carico di Massimo Ciancimino, sequestrata nel 2005 fra le carte personali del padre, Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo.

La letteraè parzialmente distrutta e ciò non dà la possibilità di risalire all’autore che, comunque, stando alle perizie calligrafiche, non sarebberoné Ciancimino né il figlio. Qualcuno ipotizza chela minaccia sia stata ideata da Totò Riina, il quale avrebbe incaricato il suo braccio destro Bernardo Provenzano di farla arrivare al loro referente politico Vito Ciancimino che, a sua volta, doveva indirizzarla ad uno stretto collaboratore di Berlusconi.

“È in assoluto la prima volta che sento parlare di questa storia — diceal Corriere NicolòGhedini, legale del premier—, e penso che non sappia nulla anche il presidente, altrimenti lo saprei anch’io”.

Su La Stampa, Lirio Abate scrive chea questa vicenda gli inquirenti potrebbero collegare una telefonata intercettata il 17 febbraio 1988 fra Berlusconi e Renato della Valle, immobiliarista milanese amico del premier. Lo scenario in quel periodo era quello dei rapporti difficili tra Cosa nostra ed alcuni soggetti del Psi con i quali era intervenuto l’accordo elettorale del 1987, di cui ha parlato il pentito Nino Giuffrè.

Nella telefonata a Della Valle, – riporta La Stampa – Berlusconi confida che: «C’ho tanti casini in giro, a destra, a sinistra. Ce n’ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandar via i miei figli, che stan partendo adesso per l’estero, perchè mi han fatto estorsioni… in maniera brutta». Berlusconi spiega che si tratta di «una cosa che mi è capitata altre volte, dieci anni fa, e… sono ritornati fuori». Poi aggiunge: «Sai, siccome mi hanno detto che, se entro una certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me e espongono il corpo in piazza del Duomo…».

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