Mercantile carico di migranti fermo in mare: scontro Italia-Malta

di Redazione

da sin: Maroni e il premier maltese GonziPALERMO. E’ ormai oggetto di una contesa diplomatica tra Italia e Malta il mercantile turco Pinar, fermo a sud di Lampedusa, dopo che giovedì ha salvato 140 migranti in balia del mare su due barconi nel Canale di Sicilia.

Entrambi i paesi negano l’autorizzazione all’approdo e, nel frattempo, i viveri sono sempre più scarsi e le condizioni igieniche precarie. Tra gli extracomunitari salvati ci sono 35 donne, due delle quali incinte. Un’altra donna in stato di gravidanza è morta durante il salvataggio.

Domenica mattina una motovedetta della Guardia costiera partita da Lampedusa ha raggiunto il Pinar e ha fatto salire a bordo un medico, un infermiere e militari della Capitaneria per controllare la situazione che, come da loro riferito, non sarebbe preoccupante. Sul cargo sono stati portati mille litri di acqua. Nel pomeriggio un elicottero tenterà di consegnare anche dei pasti caldi.

Sulla vicenda interviene il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che accusa Malta: “Non lasceremo che la situazione umanitaria, che ora è assolutamente sotto controllo, degeneri. Quella di Malta è un’applicazione scorretta e censurabile degli accordi internazionali ed europei”. E assicura: “Per ora gli ospiti della nave sono al sicuro. Se dovessero accadere dei fatti nuovi è chiaro che non lasceremo quelle persone in balìa del mare. C’è già pronto un piano per portare la nave in un porto della Sicilia. Attualmente però non c’è alcuna emergenza. Non è vero che manchino l’acqua e i viveri, perché le nostre motovedette e i nostri elicotteri hanno provveduto. Né che ci siano persone con gravi problemi di salute a bordo o donne in stato interessante, dato che queste persone sono state già trasferite nei nostri ospedali. Un’equipe medica è a bordo e in ogni caso i nostri uomini sono lì, attorno alla nave, pronti a intervenire per qualunque evenienza”.

Da parte sua, il primo ministro maltese Lawrence Gonzi chiede l’appoggio dell’Unione Europea nella questione della Pinar. “La procedura di soccorso effettuata da Malta è sempre stata la stessa. – dice Gonzi – Abbiamo coordinato tutto come vuole la prassi in situazioni come queste. Ma il porto più vicino è Lampedusa, dunque devono essere trasferiti lì. Malta sopporta l’enorme peso del fenomeno dell’immigrazione clandestina. Questo è un problema della Ue e adesso tocca all’Unione appoggiare Malta in questa situazione”.

Ma il ministro Maroni sottolinea: “Le acque internazionali del Mediterraneo sono divise in zone di competenza per quanto riguarda l’attività di soccorso e salvataggio, ed è stata la stessa Malta a chiedere, visto che l’Ue finanzia queste operazioni, di avere un’area di competenza molto estesa, che arriva fin sotto a Lampedusa. Allora bisogna chiedersi: è normale che un Paese che ha la responsabilità del soccorso nella zona di mare di sua competenza, poi faccia sbarcare i clandestini nel porto di un’altra nazione? Io credo che se uno Stato prende dei finanziamenti per un’azione di salvataggio debba portare il compito fino in fondo: portando, per dirla tutta, i naufraghi alla Valletta e non a Lampedusa”.

A questo punto, Maroni ha chiesto al commissario Ue per la Sicurezza, dopo aver parlato con il premier Berlusconi e il ministro degli Esteri Frattini, una riunione urgente del Consiglio dei ministri dell’Interno “per definire una volta per tutte questa annosa questione”. “La Commissione Europea – ha concluso Maroni – deve agire da arbitro e dare una interpretazione definitiva del testo degli accordi e cominciare ad occuparsi finalmente anche di Mediterraneo, visto che quest’area non è destinataria delle sue principali attenzioni”.

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