Governo pone fiducia al dl anti-crisi. Fini critica Vito

di Angela Oliva

Gianfranco Fini e Elio VitoIl governo ha posto, quest’oggi, la fiducia sul decreto legge anti-crisi contenuto nel testo della commissione Bilancio e Finanza.

Ad annunciare l’imminente fiducia era stato il Ministro dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito che aveva, altresì, sottolineato: “Il Governo, per rispetto del Parlamento, intende porre la fiducia al test elaborato dopo un ampio dibattito dalla commissione Bilancio e Finanza”.

Le dichiarazioni di Vito hanno fatto infuriare il presidente della Camera Gianfranco Fini, già ai ferri con la maggioranza a causa della tassa sui permessi di soggiorno, che ha affermato: In tanti anni – ha esordito Fini – ho a avuto modo di ascoltare le molteplici ragioni per le quali il governo, avvalendosi di una sua esplicita prerogativa, ha deciso di porre la questione di fiducia, ma è la prima volta che ascolto porre la questione di fiducia da parte del rappresentante del governo in onore del lavoro della commissione, è la prima volta che sento dire che viene posta la questione di fiducia in omaggio alla centralità del Parlamento. E’ doveroso esprimere considerazioni politiche che in questo caso si riassumono nella necessità di lasciare lavorare il Parlamento. Il rispetto della centralità del Parlamento e della sua funzione nel procedimento legislativo – conclude – non si limita all’omaggio del lavoro fatto in commissione ed impedendo ai deputati di pronunciarsi in Aula su un testo.

L’opposizione, che in Aula ha applaudito le parole di Fini, ha parlato di una crisi nella maggioranza: “C’è un solo motivo per cui il governo pone la fiducia: perché non si fida della sua stessa maggioranza. – ha commentato il capogruppo del Pd alla Camera Antonello SoroNoi chiederemo, ai sensi della prassi inaugurata dal presidente Iotti, di poter illustrare i nostri 10 emendamenti in aula”.

D’accordo con Fini anche l’Idv come ha dichiarato Antonio Borghesi: Ringraziamo il presidente Fini per aver assunto l’atteggiamento più corretto nei confronti del Parlamento e rinunciamo al nostro intervento perché ci saremmo appellati al presidente della Camera, che apprezziamo non abbia avuto bisogno di sollecitazioni per esprimere il suo parere contrario a quanto sta avvenendo in quest’Aula”.

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