Settimana corta, Epifani: “Sì, ma senza furbizie”

di Angela Oliva

Guglielmo EpifaniLa cosiddetta “settimana corta” è stata proposta dal Governo come misura cautelare per i posti di lavoro minacciati dalla crisi economica.

Il contratto che prevede meno ore di lavoro e, di conseguenza, minor stipendio è stato già introdotto in Germania e, in Italia, ha già trovato l’appoggio del segretario di Rifondazione Paolo Ferrero.

Questo pomeriggio è arrivato il sì anche da parte della Cgil come ha affermato il segretario generale Guglielmo Epifani: “Diciamo di sì all’utilizzo dei contratti di solidarietà a patto che siano inseriti in un quadro di tutele che evitino il distacco dei lavoratori dai posti di lavoro, non escludano i lavoratori precari e non costituiscano una furbizia per evitare al soggetto pubblico di investire tutte le risorse necessarie. Ben venga l’avvio di un confronto con governo e imprese su tutte le forme di tutela, ed è bene che si sia passati da un’impostazione priva di senso che prevedeva la detassazione degli straordinari a questa nuova ottica– conclude Epifani – politiche di sostegno contro la crisi industriale, anche con strumenti parzialmente nuovi e soprattutto risorse più rilevanti”.

In merito alla proposta del Governo è intervenuto anche l’ex segretario della Cisl e attuale vicepresidente della commissione Finanze della Camera e responsabile Mezzogiorno del Pd, Sergio D’Antoni che ha affermato: “Dopo aver causato danni indicibili all’occupazione detassando gli straordinari e incentivando a rimanere il più a lungo possibile sul posto di lavoro, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si scopre a favore della settimana corta. Un chiaro segno di schizofrenia politica che la dice lunga sullo stato confusionale in cui versa il governo Berlusconi. Mentre l’Fmi avverte che sono necessarie riforme più incisive e coraggiose – aggiunge D’Antoni – l’esecutivo ormai naviga a vista. Finito il compitino annoiato e del tutto insufficiente del pacchetto anticrisi, il Cavaliere già si rivolge a quelle che sono le sue vere priorità: presidenzialismo e riforma della giustizia. Nel 2009 la crisi colpirà forte, e inciderà soprattutto sulle aree deboli del paese. È necessario affrontare i mesi che abbiamo davanti con il massimo della serietà, puntando sulla cooperazione di tutte le forze in grado di dare un contributo. Per evitare il disastro – conclude – l’esecutivo esca subito dal miope isolazionismo in cui si è cacciato e ascolti invece le proposte dell’opposizione e delle parti sociali”.

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