Locri, omicidio Fortugno: chiesti quattro ergastoli

di Redazione

Francesco FortugnoLOCRI. Per l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, compiuto il 16 ottobre 2005, a Locri, il procuratore di Reggio Calabria ha chiesto quattro ergastoli per i presunti mandanti ed esecutori.

Fortugno fu ucciso nell’edificio in cui si stavano svolgendo le primarie per la scelta del candidato premier del centrosinistra. Il procuratore Giuseppe Pignatone ha formulato la sua richiesta contro Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, ritenuti i mandanti del delitto, Salvatore Ritorto, accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio, e Domenico Audino, al quale viene contestato anche un tentato omicidio compiuto a Locri.

Richiesti, inoltre, 16 anni Vincenzo Cordì, 12 per Carmelo Dessì, otto per Antonio Dessì, tre anni e sette mesi per Alessio Scali, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, danneggiamento e altri reati. E ancora, il procuratore ha chiesto di procedere per il reato di falsa testimonianza nei confronti di alcuni dei testi che avrebbero fornito falsi alibi a favore di Giuseppe Marcianò, che ha sempre dichiarato di essersi trovato in un centro commerciale fuori da Locri al momento del delitto, e degli altri imputati. Si tratta di: Giuseppe Ritorto, fratello di Salvatore; Patrizia Gallo, fidanzata di Salvatore Ritorto; Maria Teresa Reale, moglie di Giuseppe Marcianò; Francesca Gallo, cugina di Patrizia; Gianni Livigni e Ferdinando Lio.

Al momento delle richieste era presente in aula anche la vedova Fortugno, la parlamentare del Pd Maria Grazia Laganà. Pignatone ha sottolineato come l’omicidio di Fortugno sia stato a sfondo “politico-mafioso”, aggravato dalle modalità del luogo scelto e dal fatto che in Calabria, in quel momento, “era in corso una fase di cambiamento”. Tutti gli arrestati, secondo il pm, sono affiliati od organici alla cosca Cordì, il cui capo storico è il boss Vincenzo Cordì, detenuto da tempo.

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