Dove è andato a finire il fiume Clanio?

di Redazione

Clanio ORTA DI ATELLA. “Spesso si sente parlare del fiume Clanio che dovrebbe scorrere tra le province di Caserta e Napoli.

In molte città esiste Via Clanio ma fino ad oggi nessuno mi ha saputo dare un’indicazione precisa su dove si trovi.Potrete cercare a lungo sulle cartine geografiche della zona ma non ne troverete traccia. Una piccola indagine storica ci risolve i dubbi ponendoci di fronte ad uno dei più grandi scempi del nostro paese”.

Di conseguenza, molti sono gli studi che parlano del fiume Clanio! Più preciso è Camillo Pellegrino (Discorso della Campania): “… Il Clanio nasce tra due Città: Nola ed Avella, da piccole fonti, che talvolta inaridiscono e sono talora soverchianti, con grave danno degli abitatori del paese…”. Più vago ed inesatto è però il Remondini, che scriveva: “… Cancello è quel Monte alle cui radici nasce il fiume Clanio …” ed ancora: “… per la verità nasce alle radici dei Monti di Avella, verso Cancello…”. Ed il Remondini continua: “a suo tempo il Clanio era considerato un fiume dalle acque limpide, molto pescoso, ricco di tinche e di anguille…”.

Lo scrittore del XVII secolo Antonio Sanfelice, nel suo “De origine et situ Campaniae” riferisce che il Clanio presentava spesso “… una piena alle fonti in estate e scarsezza d’acqua in inverno…” e riassumendo (dal latino), considerava il Clanio un semplice torrente, che solo nella stagione delle piogge si ingrossava e straripando arrecava gravi danni alle campagne circostanti, nonché nocumento anche ai cittadini.

Ebbene, ad Orta di Atella il fiume Clanio non è mai morto! E’ ancora vivo e presenta le stesse e identiche caratteristiche! Peccato per gli appassionati della pesca che al posto del letto di un fiume troveranno una “strada” (se cosi si può definire).

Una strada senza la rete fognaria per far defluire l’acqua piovana!

Proprio come nel 17° secolo, nel 2008 nella stagione delle piogge, Via Clanio si trasforma in un fiume che straripa arrecando gravi danni ai cittadini e soprattutto agli esercizi commerciali della zona.

Sono proprio i gestori di negozi e bar che denunciano il disagio!

Nonostante le continue segnalazioni alle istituzioni competenti, non si riesce ancora ad avere una risposta tangibile alla problematica: “I clienti non si fermano perché corrono il rischio di essere investiti dall’acqua spruzzata dalle auto in corsa!”. Infatti, si formano dei veri e propri “laghetti” che non trovano alcun sfogo e vengono agitati dal continuo passaggio delle auto! Ma non basta! Oltre la beffa anche il danno! Non solo quello economico subito dagli esercizi commerciali della zona, ma anche gli automobilisti che si ritrovano con le ruote in buche larghe persino due metri e profonde al punto di recare danni alle vetture.

Se il Remondini fosse vissuto ai giorni nostri ed a Orta di Atella, invece di parlare di tinche e anguille, scriverebbe di topi grossi come pantegane! Sono proprio i topi ad essere i protagonisti dei discorsi che gli automobilisti fanno non appena riescono a trovare un “isolotto” per parcheggiare, prima di traghettarsi negli esercizi commerciali, ed è curioso ascoltare i loro commenti circa la misura del topo avvistato!

L’interesse viene poi “colorato” dalla lingua napoletana che rafforza il superlativo quando i soggetti utilizzano il nome di “zoccola” , oppure “zucculone” e per far intendere le dimensioni, a volte, l’intero braccio umano non riesce a soddisfare il termine di paragone e si prende come unità di misura il paletto che regge una vetrata!

Doveva essere davvero bello il 17° secolo. Almeno a quell’ epoca i cittadini e gli storici si limitavano a descrivere le anguille e le tinche che popolavano i fiumi.

Come cambia il tempo! Ora i cittadini e i commercianti onesti devono solo assistere inermi e subire i disagi nonostante l’alto costo delle tasse che sono costretti a pagare e quando si rivolgono alle istituzioni, non riescono mai a ricevere risposte concrete e fatti a situazioni di disagio tanto evidenti!

inviato dal Comitato Ortanuova

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