La Casta è sempre la Casta: un voto vale 5 euro

di Redazione

 Anche per andare alle urne bisogna pagare, per vie diverse, ma bisogna pagare. E già, ci hanno tolto la preferenza ma di non pagare non se ne parla.

Dopo la scoperta dell’assegno di reinserimento in società dei politici non candidati, e di tutti coloro che non sono stati rieletti, con un costo che si aggira intorno ai trenta milioni di euro. Facciamoci un giro nel mondo incantato della “Casta”, per scoprire gli altri privilegi che fanno parte dei costi che riguardano la politica. Sappiamo che il contributo ai partiti un tempo era di un euro ed era esteso ad un solo anno di legislatura. Evidentemente i costi dei partiti sono diventati più onerosi dopo l’introduzione dell’euro, e le spese per sostenere la macchina economica che gira intorno ad essi richiede più moneta. Infatti, quel contributo, fu modificato poco dopo l’introduzione dell’euro, prevedendo l’estensione a tutti i partiti che raggiungono l’1%, mentre prima era dato a quei partiti che raggiungevano il 4% o avevano almeno un parlamentare eletto. Non solo si allargò la platea di chi aveva diritto al contributo, ma il contributo fu esteso a tutti i cinque anni di legislatura, pertanto il costo di un voto di ogni elettore non è più di un euro, bensì di cinque euro. Come direbbe Totò “ca nisciun e fess”, nel senso che ognuno pensa prima ai problemi suoi e poi a quelli degli altri. In questo caso i politici pensano prima al bene dei loro partiti e poi pensano a quello dei cittadini. Siamo al punto di sfiorare il 4% d’inflazione (ci arriveremo presto), la crescita è pari a zero, ciò significa che non c’è produttività, cosa che determina disoccupazione. Che si fa? Si continua a spendere i soldi dei contribuenti per la politica invece di destinarli alla crescita del Paese. Nulla toglie che dopo queste elezioni la speranza di tutti noi è che il Paese migliori, ed esca da questa spaventosa crisi economica. Purtroppo bisogna cambiare direzione di marcia per ottenere risultati utili per l’Italia, perché un conto sono le promesse elettorali, un altro è trovarsi con le carte davanti e rendersi conto che le casse dello Stato sono quasi vuote. Ci sono delle priorità che vanno affrontate immediatamente: il costo della politica deve arrivare ai parametri degli altri Paesi europei. Parliamo di soldi che vengono sottratti agli investimenti e vanno a riempire le tasche dei partiti. “Bisogna risparmiare”, questo il motto da perseguire. Già dal primo Consiglio dei ministri bisognerebbe parlare, oltre che della sicurezza, di come fare per eliminare le province. Eliminare tutti i privilegi della Casta. Riassetto dell’amministrazione pubblica, eliminando i tanti sprechi che vi circolano, diminuzione delle tasse del 50% per le piccole e medie imprese che sono il volano economico dell’Italia. Inoltre, lavorare seriamente per estirpare il cancro della malavita organizzata dal Mezzogiorno che impedisce ogni forma di sviluppo. Queste sono le priorità che vanno affrontate immediatamente, altrimenti a nulla valgono i proclami di vittoria quando poi i risultati saranno difficili da ottenere. Al momento c’è solo una certezza: solo il 10% degli italiani sta bene, il resto si arrangia come può, finché potrà. Poi, quando non ce la farà più, manderà le bollette e le rette da pagare a chi governa, e gli alimenti di prima necessità li chiederà di nuovo con la tessera, come un tempo. Perlomeno il pranzo è la cena saranno garantiti!

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