Rifiuti: “Non dimentichiamo le colpe di Nicolais”

di Redazione

Luigi NicolaisLa situazione drammatica in cui versano le province di Napoli e Caserta trova finalmente riscontro a livello nazionale.

La stampa chiama finalmente alle proprie responsabilità gli amministratori del territorio invitandoli a dimettersi, e invita giustamente Prodi a intervenire perché la questione rifiuti, a questo punto, non è solo un problema della Campania ma un problema su cui si gioca immagine e credibilità l”intero paese Italia a livello mondiale. Ciò detto, non vanno disgiunti dalla responsabilità del presidente Bassolino coloro che sono stati suoi strettissimi collaboratori a livello politico regionale fino a ieri, e che ora, abbandonata la nave che affonda, si presentano addirittura come il “nuovo” che si affaccia all”orizzonte.

Per esempio l”attuale ministro, professor Gino Nicolais, non ha rappresentato forse per il presidente Bassolino l”indiscusso anello di congiunzione fra la regione e il mondo intellettuale delle università napoletane? Perché il professor Nicolais, quando era assessore alla Ricerca della regione Campania, non ha fatto nulla per favorire, ad esempio, la creazione di un Servizio geologico regionale, che, sulla falsariga di quello della regione Emilia Romagna, diventasse uno strumento di programmazione del territorio e delle sue risorse, individuando nello specifico, a monte, i luoghi geologicamente idonei a ospitare siti per lo smaltimento dei rifiuti?

In particolare, la responsabilità in tutta la vicenda rifiuti del mondo universitario è enorme. In tutta la vicenda non mi pare sia mai intervenuto con un proprio studio il Centro di competenza Amra (Analisi e monitoraggio dei rischi ambientali) messo su con generosi finanziamenti regionali sotto la regia, appunto, dell”allora assessore alla Ricerca professor Nicolais.Di quali rischi si occupa l”Amra? Questo Centro, gestendo in modo assolutamente discutibile le risorse in merito al rischio Vesuvio, nulla dice, tra l”altro, ai napoletani e ai vesuviani di come sia possibile, nel 2007, la costruzione di quello che sarà la più grande struttura ospedaliera dell”Italia meridionale (l”ospedale del Mare), in frazione Ponticelli (Napoli), a circa otto chilometri di distanza dal cratere del Vesuvio e a solo cento metri rispetto alla delimitazione della Zona rossa, e in ogni caso nella Zona gialla (zona a pericolosità differita), così come delimitata dalla Protezione civile. La più elementare norma di cautela non avrebbe dovuto imporre alle autorità la progettazione di una struttura pubblica quale l”ospedale del Mare a distanza di assoluta sicurezza rispetto a futuri eventi eruttivi del Vesuvio? Questo fantomatico Centro di competenza regionale avalla colpevolmente le scelte scellerate della regione e dei suoi eccellenti consulenti.

Per il problema rifiuti perché non vengono fatte indagini approfondite, per esempio, sui passaggi di proprietà dei terreni di volta in volta individuati come siti di stoccaggio di ecoballe (o meglio balle di rifiuti di ogni genere che di eco non hanno proprio nulla e, che irresponsabilmente, si continuano a produrre a milioni di tonnellate e ad ammassare in zone agricole, con gravissime conseguenze per la salute della popolazione), smaltimento rifiuti o altro? Il problema dei rifiuti della Campania non è che il bubbone enorme sotto gli occhi del mondo, ma i problemi della connivenza di un”intera classe politica con chi controlla il territorio, cioè la camorra, sono di tutta evidenza e solo chi non vuol vedere né sentire non se ne rende conto.

Questo problema non lo si risolve costringendo alle dimissioni il solo Bassolino, ma mandando a casa un”intera classe politica. La monnezza non è solo per la strada ma anche nella mente e nel cuore sia dei politici che dei cosiddetti intellettuali che non sono mai riusciti a capire che la cultura camorristica che impera nella nostra regione non si sconfigge dal basso ma dall”alto attraverso l”insegnamento, ma soprattutto con l”esempio, i comportamenti cristallini e le scelte coraggiose.

E” importante, quindi, che coloro che si ritengono portatori della cultura (in primis il mondo accademico) la smettano di svolgere il ruolo di cortigiani della politica, assumendo un ruolo guida indipendente e dimenticando le proprie «appartenenze» e convenienze.

PROF. BENEDETTO DE VIVO
Ordinario di geochimica ambientale Università di Napoli Federico II
e adjunct professor Virginia Polytechnic Institute & State University Blacksburg

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