Camorra e appalti Cira, arrestato l’ex imprenditore Sergio Orsi

di Redazione

Con l’accusa di turbativa d’asta, aggravata dall’aver favorito il clan camorristi dei “Casalesi”, i carabinieri della Compagnia di Aversa hanno tratto in arresto, all’alba di stamani, Sergio Orsi, 65 anni, ex imprenditore del settore rifiuti nel Casertano. – continua sotto – 

Insieme a Sergio Orsi, finito in carcere, altre 10 persone sono destinatarie di misure cautelari disposte dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Si tratta dell’imprenditore Oreste Fabio Luongo, 44 anni, anch’egli rinchiuso in carcere; mentre ai domiciliari sono stati assegnati Antonio Fago, 77 anni; Carlo Russo, 52, Vincenzo Filomena, 60. Obbligo di dimora per il figlio di Orsi, Adolfo Orsi, 40 anni, e Francesco Pirozzi, 53; Amedeo Grassia, 59. Interdizione dall’esercizio dell’attività d’impresa per Salvatore Orsi, 38 anni, Felice Ciervo, 32 anni, e Fiore Di Palma, 52.

Le accuse contestate riguardano, fa sapere la Procura partenopea, alla turbativa di gare di appalto indette dal Cira (Centro italiano di ricerche aerospaziali), società consortile per azioni a maggioranza pubblica, con sede a Capua (Caserta), organismo di ricerca di rilievo internazionale, operante nel settore aeronautico e aerospaziale. I gravi indizi di colpevolezza ricostruiti dal nucleo investigativo dei carabinieri di Aversa, inoltre, riguardano condotte di corruzione di alcuni funzionari della stessa società ad opera degli imprenditori interessati all’aggiudicazione delle gare oggetto d’indagine.

Già coinvolto in altre vicende giudiziarie e fratello del defunto Michele Orsi, ucciso in un agguato nel 2008, a Casal di Principe, dal gruppo di fuoco dei casalesi guidato dall’allora latitante Giuseppe Setola, Sergio Orsi fu arrestato nell’agosto del 2017, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nell’ambito di un’inchiesta relativa a estorsione in concorso, trasferimento e intestazione fittizia di beni e valori in concorso, aggravati dal metodo mafioso. Gli inquirenti accertarono come gli Orsi, negli anni 2010 e 2011, avessero fittiziamente ceduto una parte di una società operante nel settore dell’igiene urbana ad una seconda società intestata a prestanome, al solo fine di evitare la sottoposizione a misura patrimoniale.

Nel gennaio 2009 fu arrestato per la stipulazione di un “patto sociale paritario” con il clan dei casalesi, fazione Bidognetti, tramite cui questi giungeva in breve alla creazione di un monopolio criminale, e per una condotta truffaldina concretizzata nella stipula di un contratto di noleggio per un numero modesto di veicoli (mezzi concessi a disposizione dal socio occulto Gaetano Vassallo, ex re delle ecomafie, poi divenuto collaboratore di giustizia) tra le società “Eco4” e “Flora Ambiente”, strutture sociali entrambe nella titolarità di fatto dei fratelli Orsi, attraverso cui venivano indebitamente distratti fondi erariali corrispondenti al prezzo fissato unilateralmente per il noleggio, equivalenti all’astronomica somma di 631.490,15 euro per ciascun anno di efficacia del contratto. Il tutto con l’aggravante di avere agito nonché allo scopo di agevolare l’associazione mafiosa.

La polizia giudiziaria eseguì un sequestro preventivo di beni pari alla somma di 3 milioni e 360.968,26 euro, equivalente al credito vantato dalla “Flora Ambiente” nei confronti della “Eco4” per il nolo dei mezzi adibiti alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti, posta attiva illecita regolata il 22 gennaio 2007 mediante la cessione alla “Flora Ambiente” di crediti vantati dalla “Eco4” nei confronti dei Comuni di Castel Volturno, Vitulazio, Grazzanise e Bellona per i servizi resi di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani; quote sociali e beni aziendali di tre aziende operanti nel setto dell’edilizia con sedi nell’area del casertano, risultate, all’esito dell’attività investigativa, tutte riconducibili ai fratelli Michele e Sergio Orsi e gestite attraverso fiduciari e prestanome.

La “Flora Ambiente” è stata anche al centro del processo sulla Gmc, la “Gricignano Multiservizi”, a maggioranza pubblica, operante nel ramo della raccolta rifiuti, creata nei primi anni 2000 a Gricignano (Caserta), e in cui era confluito anche il comune di Orta di Atella, il cui braccio operativo era l’azienda dei fratelli Orsi, risultata avere legami con il clan dei casalesi. In primo grado il processo si è concluso, lo scorso 18 dicembre, con la piena assoluzione degli ex sindaci di Gricignano, Andrea Lettieri, e di Orta di Atella, Angelo Brancaccio, i quali, secondo l’accusa, avrebbero ottenuto, in cambio della concessione di appalti pubblici, dei vantaggi sia economici sia elettorali. Escluso qualsiasi collegamento al clan dei due imputati, prescritti gli altri reati.

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