Ecotransider e puzza, è finita: il Consiglio di Stato dà ragione a Comune e Asi

di Antonio Taglialatela

Il Consiglio di Stato mette una “pietra tombale” sulla vicenda Ecotransider, la cosiddetta “fabbrica della puzza”, situata nella zona industriale di Gricignano, per anni al centro delle proteste della cittadinanza del comune aversano ma anche di quelli limitrofi di Carinaro e Teverola.

I giudici della quarta sezione presieduta da Paolo Troiano, infatti, hanno respinto, in via definitiva, l’appello presentato dal Consorzio Steel Woman (che ha tra le sue agglomerate la Ecotransider) e riconosciuto la piena legittimità degli atti posti in essere dal Consorzio Asi Caserta, che aveva revocato l’assegnazione dei suoli all’azienda, e dal Comune di Gricignano, il quale, all’epoca dell’ex amministrazione Moretti, in virtù del provvedimento adottato dall’Asi, aveva revocato i permessi a costruire. Due atti che, di conseguenza, bloccarono l’attività dell’azienda e, successivamente, anche le autorizzazioni al trattamento dei rifiuti da parte della Regione Campania.

Una vicenda giudiziaria che non riguarda i miasmi nauseabondi che hanno infestato per anni il territorio di Gricignano e dei comuni limitrofi, bensì la somma residua (circa 180mila euro), che il consorzio “Steel Woman” non aveva versato all’Asi per l’acquisizione di circa 31mila metri quadrati di area ricadente sul territorio industriale di Gricignano e sulla quale fu realizzata la Ecotransider. Versamento per il quale da tempo erano decaduti i termini.

“Una revoca di natura sanzionatoria”. Questa, in estrema sintesi, la motivazione principale per la quale i giudici del Consiglio di Stato hanno respinto l’appello della Ecotransider, accogliendo la tesi della difesa del Comune di Gricignano, rappresentato dagli avvocati Eliseo Laurenza e Tommaso Castiello, basata sul fatto che “non è necessario che il potere in autotutela esercitato dal Comune sia espressamente previsto da una norma di legge, poiché esso si evince dai principi generali; nel caso di specie, infatti, è stata revocata da parte del Consorzio Asi della provincia di Caserta l’assegnazione dei suoli, ed è quindi venuto meno l’atto presupposto del permesso di costruire, di modo che la revoca (annullamento d’ufficio) del permesso di costruire in questione deve ritenersi legittima ed anzi in qualche modo dovuta”.

Insomma, pur non trovando una soluzione legata esclusivamente all’impatto ambientale (nella circostanza la puzza nauseabonda; motivazione che, in base alla normativa vigente, è molto difficile da rendere efficace per provvedimenti di chiusura dell’attività), la Pubblica amministrazione (Comune e Asi) è riuscita comunque ad eliminare il problema, colpendo l’azienda sotto l’aspetto amministrativo-burocratico e facendo venire a mancare l’assegnazione, e quindi la disponibilità, dei suoli, uno dei requisiti necessari ed indispensabili per ottenere e mantenere l’autorizzazione a trattare i rifiuti. Un risultato a cui, però, non bisogna dimenticare, ha dato un contributo fondamentale la massiccia protesta popolare che riunì migliaia di persone per chiedere a gran voce la chiusura del sito.

Leggi la sentenza integrale del Consiglio di Stato

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