Napoli, passeggiata antiracket della Fai a Porta Capuana: “Denunciare è possibile”

di Redazione

Napoli – Una passeggiata silenziosa ma densa di significato ha attraversato Porta Capuana, area spesso richiamata per criticità legate alla sicurezza. A guidarla la Fai, Federazione antiracket e antiusura, che ha scelto di camminare tra le attività commerciali per ribadire un messaggio netto: di fronte alle richieste estorsive, denunciare è possibile.

Lo sportello e le denunce – Nel quartiere la federazione ha attivato uno sportello dedicato ai commercianti che intendono opporsi al racket. Lo ha ricordato Luigi Ferrucci, presidente nazionale della Fai: “Tramite lo sportello situato in corso Umberto, abbiamo ascoltato da inizio anno diversi imprenditori, qualcuno lo abbiamo convinto a presentare denuncia, quindi è la prova che è possibile uscirne”. Un punto di ascolto che negli ultimi mesi ha raccolto segnalazioni e accompagnato le vittime verso le autorità.

La rete di negozi e il segnale ai clan – La passeggiata, a cui hanno preso parte il prefetto di Napoli Michele di Bari e l’assessore alla Sicurezza del comune di Napoli, Antonio de Iesu, ha fatto tappa negli esercizi commerciali che hanno aderito alla rete della Fai esponendo la targa “No al racket”. Per l’assessore si tratta di una pratica da replicare: “Queste passeggiate le abbiamo fatte anche in altre zone, come a Ponticelli, come a Chiaiano. Siamo sempre pronti a sostenere queste iniziative”. “Qui  abbiamo due imprenditori che hanno testimoniato con la loro azione che, attraverso una segnalazione denuncia, possiamo ottenere risultati positivi”, ha sottolineato il prefetto di Bari.

I numeri del fondo di sostegno – Tra i partecipanti anche il commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Maria Grazia Nicolò, che ha fatto il punto sulle richieste di accesso al fondo per le vittime di estorsione nel 2025: “Nel 2025 le stanze di accesso al fondo sono 256, di cui 58 sono solo per la provincia di Napoli. Abbiamo erogato oltre 13 milioni di euro, di cui 3,5 milioni in provincia di Napoli”. Dati che raccontano il peso delle denunce e il bisogno di sostegno economico per chi decide di rompere il silenzio. IN ALTO IL VIDEO

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