Donald Trump avrebbe dato il via libera all’invio dei sistemi di difesa aerea Patriot a Kiev, mentre l’Unione europea formalizza il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e sul terreno si contano nuove vittime, tra cui due operatori dei media colpiti a Kramatorsk.
I Patriot per Kiev – A confermarlo è Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino: “La cosa più importante è che Trump abbia dato il via libera, quindi le questioni in questo senso sono per lo più tecniche”. Sul dossier Tomahawk “il dialogo è in corso e non direi che questa porta sia chiusa”. Dal Consiglio europeo, Volodymyr Zelensky ha sollecitato i leader a sostenere capacità a lungo raggio: “Il regime di Putin dovrebbe subire conseguenze concrete a causa di questa guerra”. E ancora: “Un cessate il fuoco è possibile, ovviamente. Credo che tutti noi ne abbiamo bisogno. Ma abbiamo bisogno di più pressione sulla Russia”.
Sanzioni e reazioni – Via libera formale dei 27 al diciannovesimo pacchetto di sanzioni, che colpisce anche l’export di Gnl russo e introduce limiti alla libertà di movimento dei diplomatici russi. “Oggi è un grande giorno per l’Europa e per l’Ucraina. L’impatto delle sanzioni sarà concreto”, ha sottolineato il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen. Washington vara nuove misure contro Rosneft e Lukoil, “causate dal rifiuto di Vladimir Putin di mettere fine a una guerra senza senso”, afferma l’amministrazione americana. Mosca minimizza: per il ministero degli Esteri le sanzioni sono “assolutamente controproducenti”. Dmitry Medvedev rincara: “Gli Usa sono il nostro avversario, e il loro loquace ‘paciere’ si è ormai schierato sul sentiero di guerra contro la Russia”. Da Pechino, Guo Jiakun respinge la stretta: “La Cina si oppone costantemente alle sanzioni unilaterali che non si basano sul diritto internazionale e non sono autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, criticando anche le nuove misure Ue su 12 aziende cinesi.
Il fronte di guerra – A Kramatorsk, nella regione di Donetsk, un attacco con drone ha ucciso la giornalista di Freedom Tv Olena Gubanova e il cameraman Yevhen Karmazin, che seguivano il conflitto dall’inizio. Il capo dell’amministrazione regionale, Vadym Filashkin, ha diffuso l’immagine dell’auto sventrata e dei giubbotti con la scritta “Press”. A Kiev quattro feriti dopo un raid notturno di droni, come riferito dal capo dell’amministrazione militare, Tymur Tkachenko; sirene attivate più volte per la minaccia di attacchi balistici. Secondo il ministero della Difesa russo, le difese aeree hanno abbattuto 139 Uav ucraini in varie regioni, 56 dei quali sopra Belgorod. Nove le vittime di un’esplosione in uno stabilimento a Kopeysk, negli Urali: il governatore Alexey Teksler parla di cause da chiarire e non esclude l’ipotesi di un drone.
Diplomazia in movimento – Il segretario di Stato Marco Rubio assicura che “gli Stati Uniti vogliono ancora incontrare la Russia. Siamo sempre interessati a un dialogo se c’è l’opportunità di raggiungere la pace”. Il segretario generale della Nato Mark Rutte, dopo il colloquio alla Casa Bianca, riferisce di discussioni con il presidente americano sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Lo stesso Trump annuncia: “Parlerò con Xi Jinping di come mettere fine alla guerra in Ucraina. Credo che sarà molto ricettivo”.