Omicidio della piccola Diana, perizia psichiatrica: “Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e volere”

di Redazione

Non ci fu alcuna disconnessione mentale. Alessia Pifferi, la donna condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia di un anno e mezzo, era pienamente consapevole delle sue azioni. È quanto stabilisce la nuova perizia psichiatrica disposta nel processo di secondo grado a Milano, su richiesta della difesa.

Nessun vizio di mente – La Corte d’assise d’appello ha affidato a un collegio di esperti il compito di accertare se la 40enne fosse affetta da patologie psichiatriche o da alterazioni della sfera cognitiva tali da compromettere, in modo totale o parziale, la sua capacità di intendere e volere nel momento in cui abbandonò la figlia Diana nella casa di via Parea, a Milano, per sei giorni consecutivi nel luglio 2022. La bambina morì di stenti. Dopo sei mesi di accertamenti in carcere a Vigevano, e con una proroga tecnica concessa a giugno, i periti hanno consegnato un elaborato di migliaia di pagine, riassunto in una relazione conclusiva di una trentina. La diagnosi è netta: Pifferi era in grado di pianificare, prevedere le conseguenze delle sue azioni e comprendere il dolore che l’abbandono avrebbe causato alla figlia.

La “disconnessione” e il ricordo lucido – Durante i colloqui, l’imputata ha riferito di aver vissuto una sorta di “disconnessione mentale” nei giorni in cui lasciò sola la bambina. “La mia mente si era disconnessa”, ha dichiarato. Ma secondo gli esperti, tale stato non configura alcun disturbo psichiatrico: si tratta di una “presunta disconnessione” che riguarda esclusivamente “il suo essere madre”. Nella relazione si legge che Pifferi ha mantenuto “un ricordo dettagliato e molto partecipato sul piano affettivo di tutta la vicenda”, dimostrando consapevolezza, lucidità e memoria dell’accaduto. La perizia sarà discussa nell’udienza fissata per il 24 settembre davanti alla Corte d’assise d’appello, alla presenza della sostituta procuratrice generale Lucilla Tontodonati, delle consulenti Patrizia De Losa e Valentina Crespi, della difesa rappresentata dall’avvocata Alessia Pontenani e della parte civile, costituita dalla madre e dalla sorella dell’imputata, assistite dall’avvocato Emanuele De Mitri.

La famiglia di Diana: “Alessia è arrogante e presuntuosa” – Immediato il commento della famiglia della vittima, che ha accolto con soddisfazione le conclusioni dei periti. “È stato riconosciuto non solo ciò che era stato già accertato in primo grado, ma anche quanto abbiamo sempre sostenuto: si tratta di una persona assolutamente consapevole delle proprie azioni, non affetta da alcun disturbo, ma soltanto presuntuosa e arrogante nel comportamento di tutti i giorni”, ha dichiarato l’avvocato De Mitri. Nel corso della perizia, Pifferi ha anche affermato che “se solo mia madre, mia sorella e il padre della bambina mi fossero stati davvero vicini, tutto questo non sarebbe accaduto”. Una frase annotata dai periti, ma che non cambia la valutazione centrale: la donna era perfettamente in grado di intendere e di volere anche nelle due precedenti occasioni – tra il 2 e il 4 luglio e tra l’8 e l’11 luglio 2022 – in cui aveva già lasciato la figlia da sola in casa, poi tornata viva per puro caso.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico