Scontri tra ultras, la madre di Ciro Esposito: “No alla violenza nel nome di mio figlio”

di Redazione

«Una mamma che perde un figlio non può alimentare ancora odio». Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, il tifoso napoletano ucciso a Roma, ancora non riesce a credere che gli scontri tra gli ultrà di Napoli e Roma in autostrada ad Arezzo siano stati alimentati dalla sete di vendetta nel nome di suo figlio. «La vita è un bene prezioso, un dono di Dio – dice – non si può mettere a repentaglio la vita per una partita di calcio. Il pretesto e la pretesa di picchiarsi nel nome di mio figlio non va bene. Anzi non deve esistere». – continua sotto –

Per la Leardi, chi ha partecipato agli scontri di Arezzo è soltanto un delinquente. «Io non posso credere che qualcuno voglia far piangere ancora una madre, una moglie, una sorella per una cosa così stupida come il calcio – insiste la madre di Ciro Esposito – e sono sicura che mio figlio non avrebbe voluto morire così. Questa è delinquenza, non è sport. Come delinquente è colui che ha ucciso mio figlio: lui non può essere accostato a un tifoso o a un ultras. Perché la vera mentalità ultras è seria».

C’è anche il rammarico, però, che dopo le mobilitazioni e le iniziative che si sono succedute per la morte di Ciro, nulla è stato concretamente fatto per tamponare la violenza tra frange ultras. «Non è cambiato nulla, assolutamente – conclude Leardi – all’inizio passerelle, poi si è dimenticato tutto. Spero che veramente non accada più che un ragazzo parta per assistere a una partita di calcio e non torni più a casa. Ai ragazzi consiglio di lasciare un po’ i social: guardatevi più in faccia. Davanti allo stadio, incontratevi per chiacchierare e mangiare qualcosa insieme. Insomma, divertitevi».

Intanto, la procura di Arezzo ha aperto un fascicolo per rissa aggravata. Identificato grazie alle testimonianze dei video diffusi sul web, il primo tifoso del Napoli a finire in manette è stato Antonio Marigliano, 35enne, residente a San Giorgio a Cremano, componente della cosiddetta “Brigata Carolina”, un gruppo di ultras belligeranti della Curva A. Gli viene contestato il possesso di oggetti atti ad offendere in luoghi interessati dal transito di persone che intendono assistere a manifestazioni sportive. All’udienza di convalida, Marigliano sarà assistito dal l’avvocato Emilio Coppola. – continua sotto –

Le indagini, condotte dalla Digos, hanno permesso anche di effettuare altri tre fermi. Nelle scorse ore, infatti, sarebbero stati identificati e arrestati anche tre tifosi giallorossi, ritenuti responsabili di aver preso parte agli scontri avvenuti nell’area di servizio di Arezzo.

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