Accusato di abusi edilizi da carabinieri infedeli: assolto l’architetto Carusone, che ora chiede giustizia

di Redazione

Accusati di abuso edilizio da tre carabinieri infedeli, sono stati assolti perché “il fatto non costituisce reato”. E’ il verdetto emesso dal giudice monocratico Cioffi del Tribunale di Napoli Nord lo scorso 13 gennaio, dopo cinque anni di processo a carico dell’architetto Marco Carusone (nella foto), originario di Gricignano (Caserta), e del committente Fabio Freda. – continua sotto –

La vicenda risale al 19 giugno del 2018, quando alcuni carabinieri si presentarono in un cantiere a Giugliano (Napoli), in via San Francesco a Patria, accusando i responsabili di non possedere regolari permessi a costruire. Così, Carusone e Freda finirono a giudizio con l’accusa di abuso edilizio. Una tesi smontata completamente dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Alesci, che ha dimostrato, oltre al fatto le indagini sarebbero state probabilmente deviate da interessi personali dei militari, la regolarità dei lavori eseguiti e la piena corrispondenza alla Scia presentata, e che quindi, all’atto dell’accertamento compiuto dai carabinieri, non vi fossero opere abusive.

Soddisfatto della sentenza, ma allo stesso tempo amareggiato si mostra l’architetto Carusone: “Non ho mai perso la fiducia nelle Istituzioni e soprattutto nel lavoro svolto quotidianamente dall’Arma dei Carabinieri. Tuttavia, con meraviglia, in questi anni mi sono chiesto come fosse possibile un rinvio a giudizio nonostante la correttezza del mio operato e la conformità delle opere eseguite dalla mia società”.

Ora, però, l’imprenditore chiede giustizia: è in atto, infatti, un procedimento penale per concussione a carico dei tre carabinieri, o meglio ex (i due marescialli Castrese Verde e Amedeo Luongo e l’appuntato Giuseppe D’Aniello), che, tra l’altro, sono già stati allontanati dall’Arma e condannati alla pena di nove anni ciascuno nell’ambito di un’inchiesta che riguardava false prove a carico di vittime innocenti costruite artatamente dai militari “infedeli” per ottenere riconoscimenti. I tre, definiti come “I bastardi della Punto nera”, addirittura montarono un falso caso di terrorismo, arrestando anche un immigrato ghanese, pur sapendolo innocente, allo scopo di ricevere un encomio.

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