Ex finanziere aversano condannato a risarcire 80mila euro alle Fiamme Gialle: gestiva attività commerciale usando prestanome

di Redazione

Un ex finanziere, originario dell’agro di Aversa (Caserta), dovrà risarcire la Guardia di Finanza di quasi 80mila euro. A stabilirlo la Corte dei Conti con sentenza pubblicata lo scorso 21 gennaio in relazione ad una vicenda risalente ad alcuni anni fa. – continua sotto –

Secondo quanto riportato anche agli atti della sentenza, l’ex finanziere, oggi 36enne, residente a Prato, nel gennaio del 2016 aveva aperto un’attività commerciale poco distante dalla sede della Guardia di Finanza di Prato, a nome di un omonimo cugino. Attività che era incompatibile con lo status di militare e di pubblico dipendente e che, pertanto, non poteva essere autorizzata. Solo nel luglio 2017, a seguito di indagini della stessa Guardia di Finanza, l’uomo veniva diffidato dall’esercitare l’attività. Ma lui proseguiva e per questo veniva dichiarato decaduto dall’impiego di finanziere. Nel 2019, inoltre, veniva condannato in sede penale dal tribunale di Prato, con rito abbreviato, a 2 anni di reclusione per falso ideologico e abbandono del posto di lavoro. Veniva assolto, invece, dall’accusa di estorsione nei confronti della dipendente, la quale racconto che le avrebbe offerto metà dei soldi intimandole di non dire niente della sua attività imprenditoriale.

La vicenda aveva avuto inizio quando una ex dipendente dell’attività commerciale, alla fine del rapporto di lavoro, denunciò il titolare per non averle corrisposto quanto le doveva. Da lì partivano le indagini che evidenziavano come l’attività, in realtà, non era gestita dall’omonimo cugino dell’allora finanziere ma, di fatto, proprio da quest’ultimo. Secondo quanto emerso dalle indagini, infatti, la ditta, seppur intestata all’omonimo cugino di tre anni più giovane, in realtà era stata sempre gestita di fatto dall’allora finanziere che gestiva, ad esempio, la parte dell’approvvigionamento della merce, acquisto dei beni strumentali, oltre al disbrigo della parte burocratica, così come gli investimenti e le operazioni sui conti correnti intestati alla ditta e la gestione del personale dipendente.

Una tesi che avrebbe poi trovato conferma anche nelle stesse dichiarazioni del cugino prestanome che avrebbe dichiarato di essersi intestato l’attività commerciale in cambio del versamento, da parte dell’allora finanziere, di un compenso annuo di circa 3mila euro. Le verifiche fiscali, poi, avrebbero consentito anche di individuare maggiori ricavi dovuti a pagamenti “in nero” da parte del personale dipendente e delle movimentazioni bancarie confluite nei conti correnti intestati alla ditta.

Secondo i difensori dell’ex finanziere non ci sarebbe alcuna prova della consapevolezza e della colpa grave da parte dello stesso, perché, da una parte, l’attività sarebbe stata qualificata come commerciale solo a posteriori e che lui si sarebbe limitato a coadiuvare i familiari (il cugino titolare della ditta e la sua stessa convivente che vi lavorava come dipendente) svolgendo le più comuni attività su loro indicazione, ma non avrebbe mai esercitato in via diretta l’attività imprenditoriale. – continua sotto –

Per il Procuratore regionale della Corte dei Conti, l’uomo era, invece, perfettamente consapevole del suo comportamento illecito, sia perché non l’aveva interrotto nemmeno a fronte dei richiami e della diffida della Guardia di Finanza di cui faceva parte, sia perché l’attività era di natura commerciale e dunque vietata in modo assoluto. Il procedimento penale, tuttavia, è ancora in corso adesso in appello, ma per la Conte dei Conti l’uomo dovrà comunque versare, in totale, la cifra di 78.705 euro per risarcire il Corpo della Guardia di Finanza.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico