Napoli, appalti e camorra in ospedale: 46 arresti. Coinvolti imprenditori, sindacalisti e dipendenti “spia”

di Redazione

Su delega della Procura antimafia di Napoli, nell’ambito di un’inchiesta curata dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano, la Polizia stamani ha eseguito misure cautelari nei confronti di 48 persone (36 finite in carcere, 10 ai domiciliari e altre 2 sottoposte a divieto di dimora in Campania), alcune ritenute appartenenti alla cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”, altri pubblici ufficiali e imprenditori. Gli indagati sarebbero coinvolti, secondo le indagini, nell’alterazione di gare di appalto ospedaliere e in estorsioni alle ditte operanti nelle strutture del Cardarelli, Cotugno e Cto in servizi di trasporto ammalati, onoranze funebri, pulizie e costruzione. – continua sotto – 

Il sistema era basato sulle percentuali, stabilite nel momento in cui veniva “garantito” l’appalto, pilotato con la sostituzione delle buste a favore di quelle di “ditte amiche”. In particolare, il clan puntava all’installazione di macchine distributrici di cibo e bevande. Dalle indagini, inoltre, è sputata una tangente dal 30mila euro pretesa dal clan Caiazzo-Cimmino per i lavori del parco urbano-artistico dell’ospedale Cardarelli.

L’inchiesta nasce da quella sulla Sma, società in house della Regione Campania, e sullo smaltimento illegale dei fanghi prodotti dai depuratori. Tra gli arrestati il boss Luigi Cimmino, ritenuto il capo del clan che controlla la zona collinare di Napoli, il figlio Franco Diego e il suo luogotenente Andrea Basile. Arrestati, tra gli altri, Lello e Raffaele Sacco, soci della Gemear; il responsabile della Bamar Italia, Alessandro Esposito, l’imprenditore Giovanni Caruson, Salvatore Frizziero, ritenuto esponente della galassia criminale di Mergellina.

Misure cautelari anche nei confronti di sindacalisti e imprenditori, come Marco Salvati, titolare di un’associazione che si occupa di trasporti di infermi “La croce di san Pio”) e i Sacco, la cui impresa si occupa della refezione. E’ emerso, inoltre, che alcuni dipendenti delle società impiegate per fornire servizi in ospedale facevano da spia per la criminalità organizzata: in sostanza quando c’erano nuovi lavori in vista segnalavano la notizia ai clan. Si tratta di dipendenti di diverse ditte che si occupano di pulizie e altri servizi, ritenuti dagli inquirenti affiliati al gruppo malavitoso Caiazzo-Cimmino (detto “il gruppo del Vomero”) che, raccoglievano le tangenti sugli appalti per conto dell’Alleanza di Secondigliano.

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