Aversa, complessi Maddalena e Carmine nell’abbandono: interrogazione in Senato

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Finisce in Parlamento, più precisamente a Palazzo Madama, la situazione in cui versano due ex complessi monastici aversani oggi appartenenti al Fec, il Fondo Edifici per il Culto, gestito dal Ministero degli Interni. Si tratta della Maddalena e del Carmine. Ad essere interessati soprattutto le chiese dei due complessi che, se recuperati, potrebbero risolvere non pochi problemi a partire quegli degli spazi del tribunale di Napoli Nord. – continua sotto – 

A sottoscrivere una interrogazione rivolta ai ministri della Cultura e dell’Interno quattro senatori: Margherita Corrado, Luisa Angrisani, Bianca Laura Granato ed Elio Lannutti che chiedono la istituzione di una task force di esperti a livello nazionale. Tra essi non vi è un aversano né, tantomeno, un casertano. Quando si dice la vicinanza al territorio e agli elettri. Si tratta di senatori eletti nel M5S e quasi tutti fuoriusciti per diversi motivi. I quattro interroganti, dopo aver denunciato lo stato generale di abbandono di alcune chiese «preludio, troppo spesso, al saccheggio dei loro beni mobili e alla rovina definitiva degli edifici», evidenziano che «molti luoghi di culto di altissima qualità architettonica e notevole rilevanza storica esposti al rischio di scomparire si trovano in Campania e alcuni comuni della regione condividono la triste sorte di possederne più d’uno: ad Aversa, ad esempio, lo stesso destino biasimevole riguarda sia la chiesa dell’ex convento dei Carmelitani sia la chiesa della Maddalena». – continua sotto – 

«Il Carmine, fondato nel 1315 e significativamente ristrutturato nel Sei-Settecento, – si legge nella nota – fu soppresso nel 1807. Il complesso conobbe, da allora, numerose trasformazioni, ma oggi, in capo al fondo edifici di culto (Fec) del Ministero dell’interno, versa in stato di abbandono, proprio come la chiesa (ricostruita nel 1746) che, chiusa al culto dopo il terremoto del 1980, nonostante i consolidamenti di fine secolo, è da decenni in balia dei razziatori di marmi (altari, acquasantiere, balaustre) e persino di campane. L’edificio di culto, aperto su piazza del Carmine, appartiene alla diocesi aversana». – continua sotto – 

Per quanto riguarda la chiesa della Maddalena, «che risale al 1269, fondata come chiesa di un lebbrosario, e che nel XV secolo divenne parte del convento francescano trasformato nell’Ottocento nelle “reali case dei matti” (poi ospedale psichiatrico Santa Maria Maddalena), si è occupato da ultimo il professore Tomaso Montanari, il 28 giugno 2021. Il noto storico dell’arte, facendo suo il grido di dolore dell’associazione “In Octabo”, deplora che, già dagli anni ’80 del secolo scorso, la chiesa sia stata oggetto di saccheggi sistematici e purtroppo tuttora in corso». In particolare, Corrado e colleghi evidenziano: «se, inoltre, in corrispondenza della navata centrale il tetto a spioventi della chiesa della Maddalena è ormai collassato, le coperture in muratura del presbiterio e dell’atrio sono ancora in opera e continuano, ma è difficile prevedere per quanto tempo ancora, a salvaguardare dall’esposizione alle intemperie (non dai ladri) le sculture cinquecentesche e la pala d’altare custodite nel primo, così come i marmi sepolcrali del secondo». – continua sotto – 

Da qui la richiesta pressante di dirottare, con urgenza, «le risorse che, a parere degli interroganti, illogicamente continua ad indirizzare alla creazione di nuovi istituti autonomi e ogni altra possibile fonte di denaro pubblico (e privato, purché nell’ottica del più genuino mecenatismo) verso un investimento che consenta di procedere all’assunzione di personale tecnico capace, in pochi mesi, di produrre un report esaustivo della situazione degli edifici di culto in stato di degrado o di rovina regione per regione, per potere subito dopo intervenire a fini di restauro, consolidamento e quant’altro occorra alla messa in sicurezza e al recupero di quel prezioso quanto fragile patrimonio, collaborando, ma anche richiamando alle proprie responsabilità gli altri enti o i privati proprietari».

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