David di Donatello, trionfa “Il Traditore”

di Gaetano Bencivenga

Si è conclusa, senza grosse sorprese, la 65esima edizione dei David di Donatello, considerati, a giusta ragione, gli Oscar del cinema italiano. Un’edizione che passerà, certamente, alla storia per essere stata, innanzitutto, spostata dal tradizionale appuntamento di fine marzo agli inizi di maggio e per essere stata la prima, e speriamo l’unica, svoltasi a distanza a causa dell’emergenza Covid.

L’impeccabile padrone di casa, il presentatore Carlo Conti, completamente da solo nello studio televisivo, tranne nel finale quando è stato raggiunto dalla presidentessa dell’Accademia dei David, la giornalista Piera Detassis, ha, infatti, annunciato ai candidati, collegati da casa, i nomi dei vincitori. Tutto, quindi, nel pieno rispetto delle regole di distanziamento sociale e di permanenza nella propria abitazione in un momento nel quale il cosiddetto “lockdown” è ancora, pur se parzialmente, in atto. Eppure, si è trattato di una kermesse atipica ma, al contempo, emozionante, come hanno sottolineato anche gli attori, i registi, gli sceneggiatori intervenuti, i quali hanno, altresì, auspicato, all’unisono, un rapido ritorno alla normalità di categorie di lavoratori in profonda crisi personale e professionale.

Parlavamo di un verdetto alquanto prevedibile, e in effetti il trionfatore della serata è stato, senza dubbio, l’atteso “Il traditore” di Marco Bellocchio, adrenalinico e solido biopic sul primo pentito di mafia, Tommaso Buscetta. Alla pellicola sono stati consegnati ben 6 statuette di “peso” per il film, la regia, la sceneggiatura originale, il montaggio, l’attore protagonista, Pierfrancesco Favino, al suo primo David, e l’attore non protagonista, Luigi Lo Cascio. Un tripudio di premi, quindi, per uno dei titoli di maggior successo della stagione cinematografica appena trascorsa. Si è dovuto accontentare, si fa per dire, di 5 allori “tecnici” il rivale più agguerrito, ovvero la rivisitazione della favola di Carlo Collodi “Pinocchio” di Matteo Garrone, al quale sono andati i trofei per la scenografia, il trucco, l’acconciatura, gli effetti visivi, i costumi.

L’epico “Il primo re” di Matteo Rovere, altro lungometraggio pluricandidato, ha portato a casa 3 riconoscimenti per la fotografia, il suono, il produttore, mentre a 2 si è fermato l’ultimo lavoro di Ferzan Ozpetek “La dea fortuna”, insignito dei premi per l’attrice protagonista Jasmine Trinca e la canzone originale “Che vita meravigliosa” di Antonio Diodato, capace, quindi, di centrare l’accoppiata Sanremo/David. 1 premio a testa per “Martin Eden” di Pietro Marcello (sceneggiatura non originale), “Il faluto magico di Piazza Vittorio” di Tronco e Cabiddu (musicista), “Selfie” di Agostino Ferrente (documentario), “Bangla” di Phaim Bhuyan (regista esordiente), “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Stefano Cipani (David Giovani), “5 è il numero perfetto” di Igort (attrice non protagonista Valeria Golino).

Il premio Oscar “Parasite” del sudcoreano Bong Joon Ho ha guadagnato una statuetta per il film internazionale, laddove il duo comico Ficarra e Picone e l’immarcescibile centenaria Franca Valeri hanno, rispettivamente, festeggiato per il David dello spettatore, riconoscimento assegnato a “Il primo Natale” pellicola nostrana con il maggiore incasso dell’anno, e un meritatissimo David Speciale dedicato a una delle più grandi intrattenitrici dello spettacolo italiano.

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