Scarcerazione Zagaria, Luigi Roma: “Lo strano silenzio dei professionisti dell’antimafia”

di Redazione

Sulla discussa scarcerazione del boss della camorra casertana Pasquale Zagaria, fratello dell’ex superlatitante Michele Zagaria, l’avvocato Luigi Roma scrive al presidente della Commissione Antimafia e ai presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato per denunciare quello che lui definisce “lo strano silenzio dei professionisti dell’antimafia”.

“La vicenda della scarcerazione del pericoloso boss della criminalità organizzata Pasquale Zagaria, condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione, fratello di Michele, capo della camorra casalese e condannato all’ergastolo, – commenta Roma – è stata ‘pietosamente’ e frettolosamente rimossa dai banchetti di vendita dello sdegno a un tanto al chilo dei ben noti professionisti dell’antimafia. Costoro, in questa occasione, si sono ‘distratti’ e non hanno levato al cielo le indignate e rituali proteste che da sempre fanno parte del loro collaudato repertorio sul quale hanno costruito un’immeritata carriera politica e parlamentare. Tutti i ‘militanti’ antimafia, come d’incanto, sono diventati afoni, insieme a tanti giornalisti di ‘giornaloni’, soliti, anch’essi, in altri tempi e con altri governi ed in vicende simili, a levare al cielo le braccia e le loro laceranti e lacerate voci per scagliare accuse di ‘torbide e inquietanti vicinanze’”.

Di fronte a questa ‘scandalosa’ scarcerazione, – continua l’avvocato Roma – che di fatto è una violenta, feroce scudisciata sulla schiena di magistrati e forze dell’ordine, che, da anni ed in silenzio, mettendo a rischio la propria vita, affrontano e combattono con coraggio e determinazione mafia e camorra, è calata una inammissibile, indecorosa e vigliacca indifferenza. Questa scudisciata, poi, è ancora più sanguinosa per un magistrato della vaglia del dottor Catello Maresca che per anni, con esemplare fermezza e professionalità, benché pesantemente minacciato, ha affrontato i fratelli Zagaria fino a farli condannare ed a giungere, dopo anni di latitanza, alla loro cattura. Lo stesso ministro della Giustizia, Bonafede, si è con comodo torpore calato in questo sospetto, ovattato e artificioso limbo, essendosi limitato ad aprire bocca, ornata del suo ineffabile sorriso d’ordinanza, solo per non dire nulla ed annunciare il rituale e ormai inutile invio degli ispettori”. Resta, ora, per Roma, “solo da porre speranza e fiducia nella Commissione antimafia, convocata per mercoledì prossimo, affinché, faccia immediata e completa luce su questa sconcertante vicenda che ha provocato una sdegnata preoccupazione ed un giustificato allarme”.

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