Roma, spaccio al Tiburtino e ai Colli Aniene: 11 arresti

di Redazione

Gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito 11 misure cautelari, 8 in carcere e 3 ai domiciliari, a carico di altrettante persone accusate di aver gestito, negli ultimi anni, lo spaccio nei quartieri del Tiburtino 3° e Colli Aniene. L’indagine, condotta dal commissariato San Basilio, diretto da Agnese Cedrone, ha avuto inizio quattro anni fa quando la polizia intervenne, nella notte del 6 luglio 2015, in via Bardanzellu per la segnalazione di un incendio in un locale il cui proprietario era già noto agli investigatori, poiché nel maggio precedente, a seguito di perquisizione in un locale attiguo a quello incendiato, sempre riconducibile a lui, era stato rinvenuto un revolver calibro 38. Nell’occasione era stato deferito all’autorità giudiziaria il pregiudicato Alessio Nataletti.

Gli agenti iniziarono una prima attività d’indagine consistente in appostamenti e pedinamenti, seguiti poi da intercettazioni telefoniche ed ambientali, con un’attenzione particolare per Nataletti, per i fratelli Gabriele e Daniele Briscese, ritenuti fornitori dell’arma rinvenuta e per Emanuele Seretti quale capo e promotore del sodalizio dedito allo smercio di stupefacenti. Durante l’attività investigativa la figura di Seretti si è delineata completamente  per il suo spessore criminale: nelle intercettazioni infatti, si vantava anche di poter smerciare 20 chili  di droga al mese, avvalendosi della collaborazione del Nataletti  Alessio  e di altri pusher indagati, nonché di alcuni soggetti  deputati  a detenere  lo stupefacente, poi tratti in arresto nel corso dell’ indagine (arresto di Nico Di Lorenzo, Giacomo Guglielmi e la denuncia in stato di libertà per Sara Guglielmi). Le tipologie di stupefacente poste sotto sequestro sono di svariati tipi: cocaina, hashish, marijuana, ecstasy, ketamina. L’attività investigativa posta in essere ha consentito di individuare gravi indizi di colpevolezza anche in ordine agli incendi della Trattoria, dell’auto di un altro soggetto e alla detenzione dell’arma rinvenuta nel locale.

I ruoli degli appartenenti al sodalizio  che si sono evidenziati  durante le indagini  sono  i seguenti: Manuele Seretti, capo, promotore e fornitore di sostanze stupefacenti del sodalizio; Alessio Nataletti, detto “Killeretto”, stretto collaboratore al pari del Seretti; Matteo Campanella, pusher del gruppo deputato allo spaccio al dettaglio; Lorenzo Capita, pusher  del gruppo deputato allo spaccio al  dettaglio; Francesco Lucci, detto “Lucci”, pusher del gruppo deputato allo spaccio al dettaglio; Massimo Marra, detto “Er Maretta” pusher del gruppo deputato allo spaccio al dettaglio; Giacomo Guglielmi, detto “Giacomino”, addetto alla custodia degli stupefacenti (cosiddetta “retta”); Sara Guglielmi, addetta alla custodia degli stupefacenti (“retta”); Nico Di Lorenzo, addetto alla custodia degli stupefacenti (“retta”); Gabriele Briscese, fornitore dell’arma clandestina rinvenuta; Daniele Briscese, fornitore dell’arma clandestina rinvenuta.

Nel corso dell’attività di indagine l’elevata pericolosità dei sodali si è evidenziata con atti intimidatori, quali l’incendio di una trattoria di un conoscente e del veicolo di un altro soggetto. In un altro episodio Nataletti si vantò di aver “pestato” a sangue un altro soggetto con il calcio di una pistola. II quadro divenne ancor più allarmante quando, durante alcune intercettazioni ambientali nell’auto dei “capi” (“Killeretto”, ovvero Alessio Nataletti, ed Emanuele Seretti), in alcune conversazioni, il gruppo manifestava la volontà di reperire armi, anche del tipo mitragliette, da utilizzare nei confronti degli investigatori, oppure di gambizzare il figlio minore di uno degli operanti, avendo intuito di essere indagati.

L’attitudine criminale di alcuni degli indagati è stata confermata anche da cronache cittadine riportate sui media, anche nazionali, come il ferimento di Nataletti avvenuto il 25 gennaio 2011, quando un pregiudicato esplose alcuni colpi di pistola ed uccise l’amico che si trovava con lui, Carlo Ciufo, cagionando a Nataletti delle lesioni permanenti che lo costrinsero a deambulare a vita a mezzo di stampelle. I fratelli Briscese, invece, il 27 gennaio 2019 si resero protagonisti dell’efferato tentato omicidio nei confronti degli addetti alla sicurezza del locale “Cube”, in via di Portonaccio, investendoli con un auto a seguito di lite. Il gruppo di pusher al soldo di Seretti e Nataletti incontrava gli acquirenti per lo più nei bar del quartiere Colli Aniene e Tiburtino 3° ed il punto di incontro più frequente, anche per discutere degli  illeciti  affari era il bar “Blue Rose”, in via Battista Bardanzellu,  da cui prende il nome l’operazione. IN ALTO IL VIDEO

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