Trentola Ducenta, “Salviamo la Torre di Centore”: appello dell’ambientalista Di Sarno

di Redazione

“Salviamo la Torre di Centore”. E’ il grido di allarme dell’ambientalista Giacomo Di Sarno che più volte è intervenuto per salvaguardare lo storico manufatto che risale al XIV secolo e si trova nella zona agricola di Trentola Ducenta confinante con Parete. “L’anno scorso – dichiara Di Sarno – allertammo i Vigili del fuoco perché all’interno della torre presero fuoco detriti e rifiuti vari. L’importante monumento è oggi decrepito, un rifugio di disperati abbandonato a se stesso e accerchiato da serre di fragole. Perdura da sempre il disinteresse delle istituzioni, nessuno pensa di recuperare la storica Torre che rischia di scomparire”.

Circa una ventina di anni fa, l’onorevole Italo Bocchino interrogò il ministro per i beni culturali ed ambientali per sapere se c’erano progetti per salvaguardarla e restaurarla. Da allora il silenzio colpevole è calato sulle sorti di Torre Centore che ha un passato nobilissimo. Infatti, sulla via osca Antiqua, che collegava, già prima del periodo romano, Atella con Liternum, sorgevano i centri di Callitto e Centore. L’esistenza di quest’ultimo centro è attestata nel Diploma di Ludovico il Pio risalente all’819 e menzionata nella “Cronaca di San Vincenzo al Volturno”, anno 833.

Oggi il luogo è denominato ancora Centore, che deriverebbe da “Centuria”, che, nei domìni dell’antica Roma, era il termine con il quale si indicavano gli appezzamenti che suddividevano l’agro pubblico con la “centuriazione” attraverso la quale si assegnavano i terreni demaniali ai cittadini delle colonie di nuova fondazione.

Vicino alla Torre Centore c’erano tre chiese, di cui rimangono pochi resti: San Pietro, San Giovanni, San Nicola. La torre, che faceva parte dell’omonimo villaggio, aveva una funzione di controllo e di difesa dai briganti che infestavano la zona attraversata da una fondamentale arteria di collegamento. Il villaggio di Centore sopravvisse fino al XVI secolo, poi scomparve lasciando sul territorio poche testimonianze.

di Franco Terracciano

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