Crollo Ponte Morandi, un esperto: “Ipotesi attentato non è da escludere”

di Redazione

Il ponte Morandi sarebbe stato fatto saltare per aria, con delle micro cariche esplosive piazzate ad hoc. Un attentato, quindi. E’ la tesi choc del professor Enzo Siviero, ingegnere padovano, per anni docente allo Iuav di Venezia, riportata dal Corriere del Veneto dopo le sue dichiarazioni a Reteveneta.  Siviero è uno dei massimi esperti al mondo di ponti, ha collaudato ‘Calatrava’ a Venezia, scritto libri, realizzato centinaia di progetti e ha preso una laurea ad honorem in Architettura a Bari. Ed è colui che all’indomani della tragedia di Genova ha ricevuto da ‘Spea Engineering’, società di progettazione e manutenzione del gruppo Autostrade per l’Italia, un incarico di consulenza per studiare proprio le cause del crollo. O almeno questo è quello che lui aveva dichiarato una settimana fa e che avevano scritto i giornali, senza ricevere smentite. Ebbene, martedì sera durante il telegiornale di Reteveneta, Siviero, presentato nel servizio appunto come ‘consulente di Spea’, ha avanzato l’ipotesi dell’attentato dicendo che non si sente di escluderla e che stanno “circolando dei video”.

“Quella dell’attentato è un’ipotesi che sto esplorando io stesso, – riporta il quotidiano – La dinamica è compatibile. Il ponte Morandi è molto pulito, ha degli elementi, mancando i quali non tiene più. Se sono state messe delle microcariche di un certo tipo in pochi secondi salta. Al momento è un’ipotesi che valuto sopra al 50 percento. Ci sono dei lampi, c’è un crollo verticale, insomma ci sono molti elementi”. Ma chi sarebbe stato allora, gli veniva chiesto? “Autostrade è diventato il leader mondiale delle autostrade, – affermava Siviero – ci sono altri soggetti che potrebbero essere interessati a prendere in mano le situazioni, non ci dimentichiamo che fine a fatto Mattei”. Dopo queste dichiarazioni a Reteveneta, il giornalista del Corriere del Veneto ha sentito il diretto interessato che ha “confermato tutto”. “C’è una fortissima probabilità, superiore al cinquanta per cento, che si tratti di attentato. E penso che nel giro di 4-5 giorni sarò in grado di supportare tale ipotesi”, ha sottolineato Siviero.

Il docente, poi, ha precisato che queste considerazioni le fa a titolo esclusivamente personale, in quanto Spea gli ha “chiesto di controllare” quanto fatto in passato dal punto di vista della manutenzione. In tutto questo “Spea prima confermava l’esistenza del rapporto di consulenza con Siviero; poi, però, dopo alcune verifiche, faceva sapere che a colloqui iniziali non era seguito alcun incarico formale”.  Ma l’eco della sua intervista è stata amplificata dalla notizia – riportata da alcuni quotidiani veneti – che avesse ricevuto un incarico dal gruppo Autostrade per analizzare le cause del crollo di Genova. Il professore in passato risulta essere stato consulente di Sprea, la controllata di Autostrade che si occupa delle costruzioni, per le valutazioni di sicurezza sui viadotti. Ma ieri ha negato a Repubblica di avere ricevuto incarichi dal gruppo Autostrade. E su questo punto l’azienda è stata netta e fa sapere di avergli inviato mercoledì mattina una formale diffida a rilasciare dichiarazioni per conto del gruppo.

“Sulla base degli elementi noti e conosciuti non ci sono evidenze di esplosioni, né sono state trovate tracce di bombole di acetilene”. Lo ha detto il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, smentendo le ipotesi fatte dal professor Siviero, sottolineando: “Si parla di lampi e di fulmini, ma non di esplosioni. Valutiamo tutto, ma non le ipotesi deliranti e fantasiose”. “Noi – ha proseguito Cozzi – dovremmo prendere in considerazione fattori eccezionali in grado da soli di determinare un evento. Questo lo dice il codice penale. Se c’è un bombardamento aereo non importa la condizione precedente del ponte. Ma se una persona è molto malata anche una influenza può determinare dei grandi effetti”.

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