Reggio Emilia, “mazzette” per ottenere cittadinanza: in arresto funzionaria della Prefettura

di Redazione

La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Reggio Emilia, ha smantellato un presunto sistema di corruzione per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Tra i destinatari di misure cautelari una funzionaria della Prefettura, responsabile dell’Ufficio cittadinanza, e due fratelli pachistani che gestiscono di un’agenzia di pratiche per stranieri di Guastalla, tutti finiti agli arresti domiciliari.

Stando alle ricostruzioni della Squadra mobile, la funzionaria, una sessantenne, avrebbe chiesto “mazzette” agli stranieri per agevolare le loro pratiche sulla cittadinanza. Oltre alle misure cautelari personali si è proceduto all’esecuzione di sequestri preventivi per 116mila euro, versati negli ultimi tre anni dalla funzionaria sul suo conto corrente”. La donna era stata rimossa dall’incarico già lo scorso maggio e assegnata ad un altro ufficio.

Gli investigatori, diretti dal sostituto procuratore Giacomo Forte e dal capo della squadra mobile Guglielmo Battisti, avevano iniziato a raccogliere i primi elementi utili alle indagini nel 2014, poi andate a regime nel 2016. L’anno successivo, nel 2017, grazie anche a intercettazioni ambientali, era stata riscontrata una prassi: non c’era alcun accordo verbale, ma l’impiegata metteva davanti al presunto corruttore un fascicolo e faceva finta di non guardare. Il presunto corruttore tirava fuori dal portafoglio delle banconote e le inseriva nel fascicolo. Poi la donna toglieva i soldi e li metteva in un cassetto. Questo modus operandi è stato accertato per 11 episodi.

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