Insulti dopo terremoto a Ischia, l’avvocato Angelo Pisani: “Parte la querela”

di Gabriella Ronza

Non c’è mai fine al peggio, soprattutto se dopo il “danno” segue la “beffa” e questa volta la beffa è rappresentata dai numerosi commenti a sfondo razzista che gli ischiatani (e i napoletani, in generale) hanno dovuto leggere dopo il terribile terremoto dello scorso lunedì 21 agosto che ha colpito una delle isole più amate dai turisti di tutto il mondo. Via Facebook, sono piovute frasi raccapriccianti come “aspettavamo il Vesuvio, ma ci va bene anche il terremoto”, che tutte le più alte istituzioni hanno condannato.

Gianluca Trani, consigliere comunale di Ischia, sottolinea come gli ischitani abbiano risposto diversamente e molto più umanamente di fronte ad altre sciagure nazionali. “Io personalmente, quando ci fu la tragedia di Amatrice il 24 agosto 2016, mi attivai con un gruppo di conterranei a portare il nostro sostegno alle popolazioni cosi drammaticamente colpite. Questo, del linciaggio del web, è un linguaggio da stadio, che alle calamità davvero non si addice, ed amareggia doppiamente le vittime e chi vive un territorio come il nostro, ben noto nel mondo per l’ospitalità alberghiera e la disponibilità. E francamente sarebbe davvero decoroso abbassare i toni, al cospetto del dolore altrui”.

“Sono voci inascoltabili – dichiara, invece, Paolino Buono, medico ed ex sindaco di Barano – di irresponsabili cui soltanto il web può dare ospitalità, nella sua anarchia. Purtroppo nessuno può impedire che l’idiozia di certe persone continui ad offrire in siffatta guisa il peggio di sè, e noi di Ischia siamo di contro consapevoli di quanto affetto reciproco si stabilisce ogni estate fra il turista e l’operatore ischitano. Come politico, come medico, ed in assoluto come persona umana, non degnerei di attenzione queste esternazioni”.

A rispondere, però, non sono state solo le istituzioni. “Mi chiamo Ciro, ho 11 anni e ho salvato mio fratello – recita un messaggio anonimo sui social, probabilmente scritto dai parenti del ragazzo che ha vissuto il terremoto -. E tu che fai il tifo per il terremoto non potrai mai mettere al mondo un bambino con il coraggio e la forza che ho avuto io”.

Giovanbattista Castagna, il sindaco di Casamicciola, ha, invece, dichiarato severamente: “Io, in questo momento, da primo cittadino di Casamicciola, sono innanzitutto orgoglioso della abnegazione, dell’opera instancabile dei soccorritori che hanno fatto l’impossibile e con cui tutti abbiamo condiviso l’ emozione di quei bambini estratti feriti, ma vivi, dalle macerie… Il resto, le offese dal web, non sono materia che appartiene a questo contesto, gli insulti ed il razzismo lasciamoli agli stadi di calcio. E d’altronde, noi ischitani siamo e saremo sempre generosi con gli altri, stranieri ed italiani, lo sa il mondo intero che trascorre qui le vacanze”.

C’è chi, però, ha pensato che la diplomazia, in questo caso, non deve essere usata e che serve “una lezione” ai cosiddetti “sciacalli del web”. L’avvocato Angelo Pisani ha, infatti, querelato gli autori delle frasi razziste. Scrive Pisani: “Le condotte illecite poste in essere, sotto forma di attività di propaganda/divulgazione di idee fondate su una pretesa superiorità razziale o sull’odio etnico, ovvero sotto forma di istigazione a commettere atti di discriminazione per motivi razziali o etnici,  richiamati in querela e- assumono rilievo penale, ai sensi e per gli effetti dell’art. 13 della legge 24 febbraio 2006, n. 85, a prescindere dall’effettiva percezione delle predette espressioni, lesive della dignità umana, da parte dei singoli soggetti offesi ed individuabili nel caso concreto(Cass. Sez. III, n. 36906/2015 e ss.)”.

Per l’avvocato è “qualcosa di ben più grave della sola diffamazione. “Deve essere rilevata – ha sostenuto – la notevole portata lesiva delle predette offese all’onore e alla memoria dei feriti e defunti, attese altresì le circostanze particolarmente tragiche in cui gli stessi vennero prematuramente privati della vita, suscettibili di essere percepite da un numero indeterminato di navigatori Internet, che hanno suscitato riprovazione ed indignazione non soltanto da parte dei prossimi congiunti, ma da parte della stessa opinione pubblica on line”.

Senza contare il furto d’identità digitale, le offese all’onore e alla memoria dei defunti ed altri reati ancora che si chiede alla Procura di Napoli, di accertare. “Non esiste solo l’intento di identificare e punire i colpevoli facendo cessare questa barbarie, ma anche accertare la responsabilità dei social che non intervengono a tutela delle vittime – ha sottolineato Angelo Pisani – perché specie negli ultimi giorni il clima tende ad arroventarsi e le minacce potrebbero passare dal web alle vie di fatto”.

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