Aversa, De Cristofaro sogna un “Gentlemen’s agreements”

di Redazione

Dal riscontro al mio impegno verso la città di aprire un tavolo di consultazione, con tutti, sui grandi temi per dare un nuovo volto alla città del secondo millennio perché diventi di tutti e per tutti, sembra aprirsi un percorso praticabile per un confronto serio e produttivo pur se non ancora sgombro da intralci tanto ingenui quanto insidiosi.

Un confronto che possa portare ad un “gentlemen’s agreement”, che è il mio sogno da sindaco di tutti, è tale se le parti abbandonano ogni maschera di ipocrisia e mostrano il volto sereno della sincerità per permettere di guardarsi negli occhi, trascurano quel vecchio stantio linguaggio del “politichese” per ammantare con perbenismo di facciata “dietrismi”, “manfrine”, “manovre” e cercare, così, di arraffare solo nicchie di potere senza dare garanzie di competenze ed affidabilità.

Tutti del mondo politico, nella tornata elettorale trascorsa, hanno offerto la loro disponibilità alla cittadinanza a sacrificarsi per governare nel segno del costruire e non in quello del demolire.

E questo è il loro mandato ricevuto. E’ la “vecchia politica” che ha assegnato solo alla maggioranza il ruolo del costruire, creando, così, condizioni di strapotere alle classi dominanti, e alla minoranza quello del demolire ad ogni costo, marchiandola come opposizione senza alcun dovere partecipativo, creando, così, condizioni di emarginazioni delle classi escluse.

Sono queste le condizioni che hanno generato quella diffusa disaffezione alla politica, causa della disgregazione etica e morale in cui si insinua subdolamente il malessere della nostra società, allentando il livello dell’orgoglio identitario di appartenenza ad una comunità civile.

Il progetto partecipativo proposto intende tracciare, forse presuntuosamente ma certamente fiducioso nella forza dell’utopia, un percorso politico nuovo alle giovani generazioni che si sono volute affacciare a questo mondo insieme a me.

Un progetto, ebbi modo di dire in campagna elettorale e qui ripeto, che, assimilato ad ogni progetto noto a me che vengo da quel mondo, per portare a risultati utili ha bisogno della confluenza sinergica di tre attori: il committente con le sue idee chiare, i suoi obiettivi, le sue esigenze, le sue speranze: la città; il progettista che il committente-città ha individuato in noi con il compito di darne forma; il realizzatore che si identifica nella complessa macchina amministrativa.

Quindi tutti sono coinvolti con ben specifici ruoli. Sono certo che il linguaggio e l’argomentazione qui usati, mediati da professioni tecniche, rendano più chiara l’illustrazione del progetto e non dispiacciano, essendo a lui familiari, allo stimato collega architetto Francesco Gatto, segretario del Pd, al quale, mi perdoni, consiglierei di non scadere nel politichese per poter rifiutare una proposta che è ritenuta accettabile, almeno tale è esplicitamente stimata all’inizio della nota da lui diffusa.

Non si farebbe un bene alla città. E’ solo un confronto tra idee e non tra uomini, e le nostre intelligenze ne preservino tale natura per poter trasmettere una città diversa fatta di uomini diversi.

Resto in attesa di conoscere le concrete disponibilità di quanti ne hanno interesse e competenza per organizzare il tavolo, che mi auguro sia necessario prepararlo il più largo possibile.

Enrico de Cristofaro

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