Aversa, infermiere palpeggia ragazza in ospedale: il racconto dei familiari della vittima

di Antonio Arduino

Aversa – “E’ inaccettabile che da quando è accaduto ad oggi la direzione sanitaria ma soprattutto la direzione generale dell’Asl Caserta non abbia sospeso cautelativamente l’infermiere che ha palpeggiato mia figlia ma lo abbia semplicemente postato, come dicono in gergo tecnico, in un altro reparto passandolo dal pronto soccorso alla cardiologia. Considerando che questo signore avrebbe avuto comportamenti simili in altre occasioni e che era noto alle autorità giudiziarie per altri motivi credo proprio che la direzione generale avesse il dovere almeno di sospenderlo cautelativamente dal servizio”.

A parlare il papà della 19enne che, nella notte tra martedì e mercoledì, avrebbe, secondo quanto denunciato alla Polizia di Stato, subìto pesanti attenzioni da un infermiere in servizio al pronto soccorso dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa. Una storia resa pubblica grazie alla trasmissione “la Radiazza”, in onda su Radio Marte nella mattinata del 28 giugno. Chiarissimo il racconto dell’episodio fatto dal fratello della giovane, arrivata al Pronto soccorso per sottoporsi a controllo medico essendosi sentita male durante una festa. “Quello di mia sorella – racconta Mario – era un codice verde, così è stata ricoverata in una stanzetta per osservazione”.

“Durante l’attesa – continua Mario – mia sorella ha cominciato ad avere freddo e per questo mi sono rivolto ad un infermiere che, con grande celerità, non solo le ha portato un lenzuolo per coprirla ma ha cercato anche di farmi coraggio. Cosa che mi ha dato fiducia, ma è stato solo un momento perché dopo qualche minuto l’infermiere, che nel frattempo si era allontanato, è tornato e, dopo avermi invitato a prendere un poco di riposo per scaricare la tensione, assicurandomi che sarebbe rimasto lui nella stanza a controllare, appena sono uscito fuori ha iniziato ad accarezzare mia sorella”.

“Un gesto che ho visto, sia pure con la coda dell’occhio, e che mi ha suggerito di avvicinarmi per capire che cosa stesse succedendo. Così – prosegue il fratello della ragazza – ho notato l’infermiere che infilava la mano sotto il lenzuolo. Immediatamente sono andato a chiamare un vigilante perché venisse con me ed intervenisse, ma quando siamo arrivati l’infermiere si era già dileguato”. “E’ stata mia sorella a raccontare cosa fosse accaduto, precisando che l’infermiere le aveva palpato il seno ed era andato più giù. Data la gravità della cosa, a questo punto ho chiamato mio padre chiedendogli di venire subito, erano circa le ore 2.30”.

“Ovviamente – dice il papà della 19enne – mi sono precipitato in ospedale dove ho appreso i fatti che ho denunciato verbalmente agli agenti di polizia, presenti in quel momento a causa di un incidente, che mi hanno consigliato di fare denuncia. Cosa che ho fatto il mattino seguente recandomi subito dopo dal direttore sanitario del ‘Moscati’ dove mio figlio ha rilasciato una dichiarazione di quanto accaduto”.

“Faccio presente – continua il papà – che mia figlia ha riconosciuto il molestatore dalle foto che le sono state mostrate, così la direzione sanitaria è venuta subito a conoscenza del nome dell’infermiere. Di conseguenza mi sarei aspettato un intervento immediato, quanto meno di sospensione dal servizio. Invece c’è stato solo un cambio di reparto”. “A questo punto – sottolinea – mi sembra giusto che la notizia abbia la maggiore risonanza possibile perché non credo sia normale mantenere in servizio un operatore sanitario che si rende responsabile di un simile episodio di molestia, soprattutto quando, dopo il riconoscimento ufficiale, viene fuori che non è stata la prima volta e che il soggetto è noto alle forze di polizia per precedenti ben più gravi”.

“Se la direzione aziendale non interviene in maniera esemplare – conclude il padre della ragazza – questi episodi potrebbero moltiplicarsi minando la fiducia dei cittadini nei confronti delle strutture sanitarie. Anche per questo chi ne è vittima deve denunciarli e non nascondersi per vergogna”.

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