Caserta, il vescovo D’Alise ricorda la figura di Teresa Musco: la mistica di Caiazzo

di Redazione

Caserta – Un rilevante convegno internazionale – promosso dalla sezione san Tommaso d’Aquino della Pftim in collaborazione con la Fondazione “Teresa Musco” – si è svolto nell’Aula Magna della Facoltà di Capodimonte.

Il tema particolarmente interessante: “Crocifissi col Crocifisso (cf Gal 2,19-20). L’esperienza mistica in una società di grande attivismo”. Presenti il vescovo di Caserta, Giovanni D’Alise, altri presuli e superiori/superiore degli Ordini religiosi maschili e femminili del sud Italia. Ascoltando le indicazioni della Fondazione “Teresa Musco”, la Facoltà teologica ha approfondito i riverberi storici, teologici, ascetici e multidisciplinari di una frase sintomatica di Teresa Musco, mistica casertana di Caiazzo, riportata nella voce a lei dedicata nel Nuovo Dizionario di Mistica (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2016, pp. 2084-2085), curato, tra gli altri, da uno dei relatori del Convegno napoletano, Prof. don Luigi Borriello, che terrà la sua relazione su “La mistica della croce nel Novecento italiano”.

Ecco la frase: “Beati noi se sappiamo soffrire e offrire tutto al Signore. Niente va perduto. Il Signore non si tiene niente e saprà ben ricompensarci delle nostre sofferenze”. È, questa, un po’ la sintesi della vita di Teresa Musco (Caiazzo 1943-Caserta 1976), che ha riportato l’attenzione, anche nella nostra società frenetica e complessa, sul significato dei tanti stimmatizzati della storia cristiana.

Come è stato illustrato dal professor Gianpiero Tavolaro – che sta conducendo la revisione critica delle ben cinque versioni dei Diari di Teresa Musco -, dal 1971, anno della consacrazione definitiva come “vittima”, fino al giorno della morte, la Musco visse indicibili e crescenti sofferenze spirituali e fisiche, che volle offrire per collaborare al piano della redenzione del Cristo Crocifisso, attraverso il dolore liberamente accolto e donato per la santificazione del clero.

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