Roma, sgominata banda di usurai: coinvolti Banda della Magliana e direttori banca

di Redazione

Ci sono politici e amministratori locali, commercianti e privati cittadini in sofferenza economica tra le numerose vittime dell’organizzazione di usurai smantellata dalla Dia di Roma: continuamente vessati “mediante condotte intimidatorie ed estorsive” per ottenere il saldo delle rate concordate per la restituzione del debito, con un tasso usurario compreso “tra il 70 e il 150% annuo”.

Le indagini della Dia sono partite da un pensionato, Antonio D’Angeli, che realizzava consistenti operazioni immobiliari. Tramite lui, gli investigatori sono arrivati a quello che considerano il capo dell’organizzazione, Benedetto Giovanni Stranieri, ex maresciallo dei carabinieri e oggi avvocato, legale del boss di ‘ndragheta Nicolino Grande Aracri. Stranieri era già stato arrestato nel gennaio 2015 dalla Dia di Roma per concorso esterno in associazione mafiosa, su richiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta ‘Aemilia’.

Coinvolti anche personaggi di notevole spessore criminale legati alla ‘banda della Magliana’ e due direttori di banca: questi ultimi, secondo l’accusa, “agevolavano l’emissione di mutui senza alcuna garanzia, nei confronti delle vittime, allo scopo di consentire all’organizzazione di recuperare i profitti illeciti, omettendo fra l’altro di segnalare le operazioni finanziarie sospette poste in essere da alcuni degli indagati”.

All’organizzazione contribuivano anche i gestori di alcuni bar incaricati di riciclare i proventi dell’attività attraverso la riscossione di titoli di credito degli usurati che venivano immediatamente sostituiti con denaro liquido. Al vertice dell’organizzazione, secondo gli investigatori, figurava Benedetto Giovanni Stranieri che nel suo studio di avvocato a Roma, incontrava, quasi giornalmente, D’Angeli e l’altro principale ‘socio’ Roberto Castroni, ai quali “dava indicazioni e ordini circa le modalità dell’attività di usura, concordando anche gli interventi nei confronti dei debitori insolventi”. Come esattori l’organizzazione si avvaleva anche di personaggi di spessore criminale che attraverso minacce e atteggiamenti intimidatori riuscivano ad ottenere la restituzione del debito anche da parte dei più riottosi.

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