Primarie Aversa, Faenza: “Lo scontro Caputo-Graziano sempre più ridicolo”

di Redazione

di Vito Faenza

Aversa – Che tristezza! Le vicende del Pd in provincia di Caserta provocano una profonda delusione in chi in quel progetto aveva visto (mi accorgo di essermi sbagliato) una naturale conclusione di quel “compromesso storico” al quale credeva e continua a credere.

La vicenda delle primarie ad Aversa non è che l’ultimo atto di un disfacimento di questa formazione politica in Terra di Lavoro. Voler proporre alle primarie un esponente della giunta Sagliocco (Guido Rossi, ndr.) mi è sembrato un suicidio politico, del tutto simile a quello consumato quattro anni fa quando, disattendendo gli accordi raggiunti in sede di congresso, si fecero barricate contro la candidatura di Mariano D’Amore. Questo in uno scontro fra Caputo e Graziano che, con l’andar del tempo, mi sembra sempre più ridicolo e imbarazzante per i protagonisti.

Sui social fra me e Nicola Caputo c’è stato un bello scambio di idee, poi ho notato che in questi giorni si è dedicato al mestiere di padre (auguri di cuore per la nascita del secondo genito, nda.) e da “democristiano” consumato ha evitato di continuare ad esporsi, perché la vicenda Rossi sta diventando un boomerang che rischia di far venire tutti i nodi, politici, al pettine. Tirare la corda rischia, prima o poi, di farla spezzare e converrebbe a tutti gli esponenti del Pd di finirla qui per evitare di provocare ulteriori danni politici.

In campo è rimasto Oliviero, che non conosco se non per la sua, meritevole, proposta di legge in difesa della “fogliata” aversana, ma a leggere le sue dichiarazioni on line (spero non siano vere) sulla vicenda ho dedotto che Rossi lo ha appoggiato con un migliaio di voti nelle recenti elezioni regionali. Questo fatto, assieme alla partecipazione alle primarie per De Luca, lo renderebbe credibile come esponente del centrosinistra. Ho capito male? Spero di sì, perché altrimenti si sarebbe tornati al quel clientelismo elettorale che doveva essere sepolto dal Pd e dal rinnovamento della politica.

In prima battuta ci sono state le truppe cammellate a sparare contro la decisione di escludere Rossi sostenendo che, oltre ad aver fatto parte dell’elettorato di De Luca, era un “tecnico”. Un tecnico come assessore al Bilancio? Non offendete l’intelligenza delle persone! Il responsabile del Bilancio è l’assessore più legato alla politica dell’amministrazione. Il documento contabile non è una somma aritmetica di entrate e uscite, ma è un documento di programmazione economica, di indirizzo. Non a caso, la mancata approvazione porta allo scioglimento del Consiglio comunale. Quindi, per piacere, non dite sciocchezze politiche come queste, l’assessore al Bilancio non può essere un tecnico, è un componente politico fondamentale di un’amministrazione e non può essere considerato uno “spettatore”. Come non può essere considerato un tecnico l’ex presidente del Consiglio comunale (Giuseppe Stabile, ndr.), primo firmatario della candidatura alle primarie di Rossi, il che doveva consigliare molta prudenza agli esponenti del Pd.

Ma se Aversa piange, il resto della provincia non ride. Chi è il segretario del Pd? Si è dimesso Vitale. E poi? E per l’Asi si attacca la presidente Pignetti, ma solo perché è in carica e forse la si vuole sostituire con un proprio uomo. E i documenti politici, le politiche dello sviluppo, le idee guida per il rilancio della provincia più settentrionale del meridione?

La verità, forse, è che il Pd a Caserta (e non solo) non è in decadenza ma non è mai nato e gli attuali dirigenti provinciali “democrat” mi sembrano peggio dei “nani, saltimbanchi e ballerine” del congresso Psi di Bari o dei dorotei del congresso Dc che elesse Zaccagnini. Congressi dove, però, si trovavano anche giganti della politica, che qui (e anche nazionalmente) non vedo. E’ la ragione per cui non rinnoverò più la mia adesione al Pd, dopo cinque anni. Lo so che i dirigenti, i nani, i saltimbanchi e le ballerine diranno “e chi se ne frega?”. Purtroppo per loro, il mio allontanamento non è l’unico e non sarà l’unico. Per rendersene conto vadano a guardare i consensi elettorali delle ultime consultazioni e c’è da scommettere che se non cambiano passo (e modo di fare politica) si andrà sempre peggio.

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