Traffico di droga, 21 arresti tra Italia ed Albania in operazione “Enigma”

di Redazione

Vasta operazione del Nucleo di Polizia Tributaria-Gico di Venezia, coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia. Le indagini, hanno consentito di individuare un sodalizio criminale transnazionale composto da soggetti di origine albanese, dedito all’importazione ed alla commercializzazione sul territorio nazionale di ingenti quantitativi di eroina e marijuana, nonché al reinvestimento dei proventi illeciti nel settore turistico alberghiero.

All’esito di oltre quattro anni di investigazioni, il gip di Venezia ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 persone responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, aggravati dall’essere stati commessi da un gruppo criminale transnazionale.

Il provvedimento è stato eseguito contemporaneamente sul territorio italiano e su quello albanese, in stretta collaborazione tra le autorità giudiziarie e di polizia dei due Paesi, con il prezioso coordinamento, per le attività di polizia, della Direzione centrale per i servizi antidroga, del Servizio centrale per la Cooperazione internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno e del Comando Generale della Guardia di Finanza – II Reparto.

Decine di perquisizioni in Italia ed Albania. Oltre cento finanzieri impegnati in Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna ed Umbria, con il concorso dei Reparti territoriali ed il supporto tecnico-informativo dello Scico di Roma.

In particolare, grazie alla collaborazione con le autorità albanesi si è proceduto al sequestro, nel Paese delle Aquile, di diversi beni riconducibili ai vertici dell’organizzazione, individuati nei fratelli Altin ed Emiljan Hajri. Tra questi una villa di tre piani e relative pertinenze, due autovetture di grossa cilindrata ed un lussuoso complesso immobiliare di oltre 10mila metri quadrati, su cui sorgono un hotel, un edificio adibito ristorante – sala ricevimenti, una stazione di servizio, un’officina ed un’area adibita a parcheggio.

Fino ad oggi sono stati: sequestrati 206 chili di eroina, 325 chili di marijuana, 450 chili di sostanza da taglio, 5 autovetture e due laboratori per la lavorazione dello stupefacente situati a Roverchiara e Mori; arrestati nella flagranza 16 soggetti responsabili, a vario titolo, di traffico e cessione di droga.

La droga, a bordo di autovetture e camion, giungeva in Veneto e Trentino Alto Adige, dove l’organizzazione disponeva di basi logistiche per la lavorazione ed il confezionamento. Successivamente, le partite di stupefacente venivano distribuite in Veneto Trentino Alto Adige, Lombardia e Toscana.

Il sodalizio criminale, che era in grado di immettere sul mercato nazionale fino ad una tonnellata di eroina all’anno, aveva i propri vertici in Albania ed era articolato in una cellula di distribuzione e consegna dello stupefacente, stanziata a Trento; una seconda cellula ‘logistica’ a Trento, incaricata della raccolta del denaro contante e del suo trasferimento in Albania a mezzo corrieri a bordo di autovetture munite di doppio fondo o via aerea; un gruppo incaricato di accogliere, lavorare e distribuire i carichi di eroina, dislocato a Roverchiara; una struttura criminale dislocata a Padova, che svolgeva il compito di collegamento tra i trafficanti locali ed i capi dell’organizzazione, nonché si occupava della distribuzione dello stupefacente e della raccolta denaro.

La struttura era concepita in modo tale che, qualora una singola cellula fosse stata neutralizzata dalle Forze di Polizia, l’organizzazione avrebbe potuto continuare ad alimentare il mercato di sostanza stupefacente e, soprattutto, sarebbe stato estremamente difficile risalire alle altre articolazioni operative.

Il denaro contante derivante dalla vendita della droga veniva inviato in Albania con dei corrieri, per essere impiegato nell’acquisto di nuovo stupefacente e nella realizzazione di investimenti immobiliari.

Le indagini tecniche hanno dimostrato una particolare abilità del gruppo criminale che facevo uso, per comunicare a distanza, di un codice alfanumerico periodicamente rinnovato. Da qui il nome “Enigma” per l’operazione che richiama i codici utilizzati dalle Forze Armate tedesche durante la seconda Guerra Mondiale.

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