Italicum, bocciate pregiudiziali. Boschi: “Un passo alla volta”

di Stefania Arpaia

Roma –  Forza Italia, Sel, Lega Nord e M5S avevano presentato 4 pregiudiziali di costituzionalità e merito all’Italicum respinte dalla Camera. Con voto segreto, sono state bocciate con 384 no e 209 sì.

Duecentotto i voti sfavorevoli per le pregiudiziali di merito contro i 385 che hanno votato “no”, mentre per la questione sospensiva i voti a favore sono stati 206, 369 quelli contrari, 1 deputato si è astenuto.

“Cadrà il governo sulla legge elettorale? Noi ci siamo impegnati a fare le riforme e se non riusciamo a farle è giusto anche che andiamo dal presidente della Repubblica a dire qual è la situazione”, ha detto la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani a 24Mattino su Radio 24.

“Facciamo un passo alla volta”, ha commentato invece il ministro delle riforme Maria Elena Boschi.

Brunetta: “Forza Italia contro questa riforma elettorale, Forza Italia contro Renzi, Forza Italia unita e compatta per dare un segnale forte al Paese e al Parlamento. No a questa legge elettorale che produrrà un uomo solo al comando, Renzi, in una deriva autoritaria. Noi compatti, uniti contro questa legge elettorale”.

“Con l’Italicum si va verso un presidenzialismo di fatto – ha detto in aula alla Camera il deputato del M5S Emanuele Cozzolino – Con l’Italicum ci sarà l’elezione diretta del capo del governo, anche se formalmente la scelta degli elettori non si configura come tale. Questa, se approvata così, è una legge che inciderà sul funzionamento concreto delle istituzioni. Insomma, un sistema presidenziale ma all’italiana, senza cioè pesi e contrappesi”.

Fabrizio Cicchitto, Ncd: “Vediamo che Forza Italia ha la memoria corta: al Senato ha votato a favore di questa legge contro la quale adesso fa le barricate. Ciò detto la strada maestra per evitare il voto di fiducia è costituita dal voto palese, scartando ogni richiesta di voto segreto”.

Nella lettera inviata lo scorso lunedì ai deputati, il premier aveva spiegato che con la nuova legge elettorale si metteva in discussione non solo la sopravvivenza del governo ma anche “la dignità del Pd, che sarebbe apparso più compatto di quello che appare”, e i numeri di maggioranza sembrano averlo dimostrato.

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