Spari contro casa del sindaco, il gip: “Atteggiamento omertoso di Lusini”

di Redazione

Teverola – Avrebbe rifiutato di trattare con il clan per gli appalti ma, allo stesso tempo, il suo sarebbe stato un atteggiamento “omertoso”.

Così, nell’ordinanza che stamani ha portato all’arresto di 19 persone nell’ambito di un’inchiesta sulla frangia teverolese del clan Schiavone (clicca qui per cronaca e video), il gip interpreta la condotta del sindaco Biagio Lusini, contro il quale un “duo fuoco”, composto da Eduardo Rega e Carmine Lanzetta, esplose alcuni colpi di pistola all’indirizzo della sua abitazione di via Garibaldi, nella notte tra il 17 e il 18 aprile 2010.

Giustino Improda, collaboratore di giustizia, le cui rivelazioni hanno supportato le indagini dei carabinieri di Aversa, parla di due episodi a scopo intimidatorio nei confronti del primo cittadino. Il primo con il lancio di una testa di bufala nel giardino dell’abitazione di Lusini, a cui lui stesso partecipò; l’altro riguardante la sparatoria. Intimidazioni che “derivavano dal rifiuto del sindaco di trattare con Nicola Di Martino per gli appalti a Teverola”, rivela Improda. Ciò nonostante i magistrati censurano l’atteggiamento di Lusini sia perché il primo episodio, quello della testa di bufala, non sarebbe stato denunciato dal sindaco – come confermato anche dai carabinieri in conferenza stampa – sia perché nella riunione del Consiglio comunale del 18 aprile, dunque poche ore dopo la sparatoria, “non è riscontrato neppure un cenno al predetto attentato”.

Una condotta che deve attribuirsi “alla consapevolezza del sindaco e della stessa amministrazione – scrive il giudice per le indagini preliminari – della provenienza della minaccia dal soggetto dominante nella zona e non da altri di minor calibro”.

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