Mose, spuntano Letta e collegamenti con Expo. Arresto Galan arriva alla Camera

di Redazione

 Venezia. Non si ferma l’inchiesta sul Mose e, dopo gli arresti del 4 giugno, nuovi nomi eccellenti spuntano ogni giorno da interrogatori e intercettazioni.

È così, ad esempio, per l’ex premier Enrico Letta, tirato in ballo dall’ex vicepresidente vicario del Cvn (Consorzio Venezia Nuova) Roberto Pravatà che avrebbe riferito di un finanziamento da 150mila euro. E’ l’unico riferimento all’ex presidente del Consiglio, che non è indagato, in settepagine di verbale. “Leggo falsità sul mio conto legate al Mose” – ha tuonato su Twitter Letta – “Smentisco con sdegno e nel modo più categorico. Non lascerò che mi si infanghi così!”.

Non mancano poi i collegamenti con l’altra grande inchiesta, quella su Expo 2015. In un’intercettazione del maggio 2011 il presidente del Coveco Franco Morbiolo, azienda che compare nelle carte del Mose, parla con il consigliere regionale veneto del Pd Giampiero Marchese al quale dice: “Entreremo forse nel tunnel di Milano”.

Storie che si intrecciano e personaggi che si ripropongono. C’è anche chi si lamenta della scarsa “collaborazione”. “L’aria è cambiata dal dopo Galan – racconta la Minutillo (ex segretaria del deputato di Fi) al telefono, riferendo le parole di Piergiorgio Baita – quando c’era Galan filava tutto liscio, le cose sono cambiate poi con l’arrivo di Zaia”.

Ilgovernatore veneto, Luca Zaia, commenta così: “Io non sono un eroe, ho fatto quello che dovrebbe fare un buon amministratore. Io in 4 anni ho presentato quasi un centinaio di esposti alla procura per fatti che non sono riconducibili al Mose, alcuni dei quali si sono anche tradotti in inchieste. Ma è bene ricordare che il Mose non è opera della regione, ma è opera dello Stato. Tant’è che nei provvedimenti della procura qualcosa fossero dimostrate le ipotesi accusatoria ne vien fuori che i coinvolti sono alti funzionari dello stato a livello nazionale”.

Intanto per il suo predecessore, Giancarlo Galan, per il quale la procura ha chiesto l’arresto, i tempi del voto della giunta per le autorizzazioni della Camera potrebbe arrivare prima dell’estate. Lo ha detto il presidente della Giunta, Ignazio La Russa, riferendo del calendario dei lavori dell’organismo parlamentare dopo che mercoledì 11 giugno il fascicolo con la richiesta d’arresto è arrivato a Montecitorio.

“In ogni caso tra quando finiamo noi in Giunta e il voto dell’aula bastano 24 ore. Quindi, se finiamo in Giunta al massimo il 15 luglio, c’è tutto il tempo per votare prima dell’estate, ma sui tempi dell’aula decide la presidente”, ha aggiunto. Galan, che è stato anche e ministro, sarà ascoltato dalla Giunta, come da lui richiesto, probabilmente il 25 giugno, secondo il timing fissato.

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