Via D’Amelio, Napolitano chiamato a deporre

di Mena Grimaldi

 CALTANISSETTA. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano sarà ascoltato come testimone nel processo “quater” per la strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.

A chiedere la testimonianza di Napolitano, l’avvocato della famiglia Borsellino, Fabio Repici. Il capo dello Stato all’epoca dell’eccidio, era presidente della Camera e, proprio per il suo ruolo, secondo il legale, era, “un osservatore privilegiato di quanto avveniva nei palazzi del potere”.

Repici ha motivato la necessità di sentire Napolitano anche sulla base di quanto il presidente ha scritto in una lettera indirizzata alla figlia del suo predecessore Oscar Luigi Scalfaro.

“Il capo dello Stato – ha spiegato l’avvocato – ha detto di avere accompagnato Scalfaro nei momenti decisivi del tragico biennio delle stragi di mafia”. Il processo iniziato venerdì mattina a Caltanissetta, vede imputati i boss Vittorio Tutino, Salvo Madonia e Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino, i tre falsi pentiti autori del depistaggio costato l’ergastolo a sette innocenti.

La Procura ha illustrato la sua lista testi che prevede l’esame di 300 tra pentiti, politici, esponenti delle forze dell’ordine, magistrati e familiari delle vittime. Una lista testi con cui i pm si propongono di riscrivere la storia dell’eccidio di via D’Amelio nella fase esecutiva, ma non solo.

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