Cyborg, dall’Italia il primo computer che riconosce i pensieri

di Stefania Arpaia

 PISA. Avete mai sentito parlare di homo cyborg?E’ l’uomo del XXI secolo, colui che è stato potenziato attraverso modificazioni artificiali ed innesti.

Un esempio può essere un individuo che ha organi artificiali, protesi o altri dispositivi come il pacemaker. Infatti, grazie alle tecnologie, che imitano sempre di più le capacità umane, sia sensoriali che cognitive, le differenze uomo-macchina sono diventate sempre più evanescenti. Per capire meglio quanto queste tecnologie siano diventati fondamentali nella nostra vita possiamo far riferimento ad uno studio effettuato dal gruppo di Medicina di laboratorio e Diagnostica molecolare dell’università di Pisa.

Un gruppo di scienziati, guidati da Emiliano Ricciardi, hanno ideato un computer che, collegato al cervello umano, è in grado di analizzare e riconoscere i segnali che provengono da diverse aree cerebrali, distinguendo se l’uomo sta percependo il cadere della pioggia o il bussare ad una porta. Anche se si parla di un prototipo di laboratorio, il cui margine di errore è del 10%, si iniziano a prevedere prospettive di futuro rosee. A partire da questi studi, infatti si potrebbero creare delle interfacce cervello-computer che permettano alle persone con gravi disabilità, come i non vedenti, di comandare dei dispositivi con la forza della mente.

Gli scienziati hanno sottolineato che l’importanza della scoperta è dovuta al fatto che esiste un codice neurale specifico per ogni azione, che è uguale per tutti, anche per i non vedenti, quindi nel momento in cui il computer decodifica e comprende tale codice può compiere azioni con la forza del pensiero.

Nasce così il primo computer in grado di leggere “letteralmente” il pensiero umano. Ma fino a che punto può essere considerato uno strumento positivo per l’uomo?

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